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«Quatre historires de blanc et noir» (1926) di Frank Kupka. Foto di Luca Stoppini

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«Quatre historires de blanc et noir» (1926) di Frank Kupka. Foto di Luca Stoppini

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Fino al 25 novembre alla galleria Brun di Milano una raffinata mostra di libri d’artista dalla collezione degli editori Vanni e Alina Scheiwiller

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Elena Correggia

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Libri come vere e proprie opere d’arte, che celebrano un connubio perfetto fra parola, forma e immagine. Sono i testi custoditi nella collezione di libri d’artista di Alina e Vanni Scheiwiller, a cui la galleria Brun Fine Art di Milano dedica una mostra, «Fuori Testo», fino al 25 novembre. Curata da Paolo Bonacina, Leda Calza e Massimo Vecchia, l’esposizione propone una selezione di oltre 50 esemplari che testimoniano l’amore per i libri dei coniugi Scheiwiller, ma anche il fitto e vivo rapporto da loro intessuto con numerosi artisti italiani e internazionali del Novecento.

Il libro d’artista nasce nell’ambito delle avanguardie storiche del XX secolo, in Francia e in Italia. All’inizio si trattava di libri molto curati, all’interno dei quali si trovava un’opera d’arte originale. È il caso per esempio delle illustrazioni che Picasso realizzò nel 1931 per le Metamorfosi di Ovidio edite da Skira. In seguito e con gradualità, gli artisti sono stati maggiormente coinvolti anche nella fase di progettazione, dalla copertina alla scelta del tipografo. E l’opera d’arte inserita nel libro ha accompagnato spesso il testo in modo libero, senza necessariamente avere un carattere didascalico o illustrativo. Un processo affascinante proprio come ha sottolineato Alina Kalczyńska anni fa: «... è un’architettura. Il libro d’artista, visto così, potrebbe essere anche un “libro d’autore”; un’architettura che unisce carta, poesia e amore».
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Tutti ingredienti presenti nella vita e nella collezione degli Scheiwiller. Vanni fu nipote dello scultore Adolfo Wildt e già da ragazzo venne a contatto con Lucio Fontana e Fausto Melotti che frequentavano la sua casa, allievi dello stesso Wildt. Il padre Giovanni fu editore fin dal 1925 e Vanni gli subentrò nella pubblicazione di libri di poesia. Nel 1977 fondò il suo marchio editoriale, Libri Scheiwiller, che operò nel campo dei libri illustrati e di quelli riferiti all’arte. Nel 1978 incontrò la sua futura moglie, l’artista polacca Alina Kalczyńska, che diede un apporto fondamentale allo sviluppo della grafica editoriale della casa editrice. La loro raccolta di libri d’artista mette in luce la stretta collaborazione intrattenuta negli anni con artisti, poeti e scrittori e documenta le loro amicizie, affinità e interessi.

Comune denominatore di ogni testo esposto in mostra, la cura estrema nella realizzazione del prodotto editoriale. Esso coniuga una sintesi perfetta tra forma e contenuto, dove il libro si fa pensiero ma anche estetica in una ricerca continua di corrispondenze. Dalla scelta della carta al carattere grafico, fino ai disegni e alle opere visuali che prendono forma sul foglio, tutto concorre a manifestare l’idea che ha dato il via all’intero progetto.

Un’indagine colta e raffinata, ben evidente per esempio nelle incisioni di František Kupka in Quatre histoires de blanc et noir del 1926. La partecipazione attiva di Vanni Scheiwiller alla curatela delle pubblicazioni si ritrova per esempio nell’edizione de Il principe vescovo e il cervo. Anime sbagliate, raccolta del 1973 di scritti dello scrittore e giornalista Carlo Belli, accompagnata da 9 incisioni di Fausto Melotti.
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Così come nel libro di poesie del critico e poeta catanese Guido Ballo, La stanza, poesie 81-84 con incisioni di artisti quali Enrico Baj, Pietro Consagra e Piero Dorazio. L’attenzione di Alina Kalczyńska per il rapporto fra arte e parola scritta appare evidente in Dodici poesie, della poetessa polacca Wisława Szymborska con tre acquerelli della stessa artista, e ancora in Trittico sempre di Szymborska, con tre collage di Alina che indagano attraverso prove di illusionismo ottico la tridimensionalità del foglio.
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Non mancano i grandi nomi della scena artistica internazionale, a cominciare da Picasso che ha realizzato una puntasecca per L’age de soleil di Robert J. Godet del 1950. Ci sono poi Jean Cocteau con La Gondole des morts del 1959, Sonia Delaunay e Tristan Tzara in collaborazione nel 1956 per Les fruits permis e ancora Ungaretti con la poesia di Apocalissi e sedici traduzioni del 1965 accompagnata da due «Concetti spaziali» di Fontana e infine un’acquaforte di Renato Guttuso per illustrare la celebre poesia di Federico García Lorca Llanto por la muerte de Sánchez Mejías.

Elena Correggia, 30 ottobre 2023 | © Riproduzione riservata

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