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Tratturo in Molise © Foto Sentiero Italia CAI

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Nella Tenuta di Castelporziano un convegno sulla transumanza per un futuro più sostenibile

La vita peripatetica, itinerante, erratica e pellegrina non solo è più antica di quella agricola e stanziale; è anche, a suo modo, più solida: rappresenta, nella capacità di andare, di esplorare, di cambiare, l’apice dell’autosufficienza, dell’autonomia, della sostenibilità

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Francesco Scoppola

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Nel 2019 il movimento periodico del bestiame è stato iscritto dall’Unesco nel Patrimonio immateriale dell’Umanità. Alla fine della stagione estiva, di fuga montana dalla siccità e dalla calura e col ritorno al piano, verso il mare, il 27 ottobre la Tenuta Presidenziale di Castelporziano, con l’Accademia dei Georgofili, l’Università del Molise, l’Aia (Associazione Italiana Allevatori) e altre università, in adesione con Aspa (Associazione Scientifica di Produzione Animale) e Aai (Associazione Antropologica Italiana), organizza nel Salone dei trofei di Castelporziano un convegno sulla transumanza, per ripensarne e indagarne la cultura, la civiltà.

La vita peripatetica, itinerante, erratica e pellegrina non solo è più antica di quella agricola e stanziale; è anche, a suo modo, più solida: rappresenta, nella capacità di andare, di esplorare, di cambiare, l’apice dell’autosufficienza, dell’autonomia, della sostenibilità. Non conosce confini né frontiere. Non è appannaggio esclusivo dell’umanità, ma caratterizza con le migrazioni numerosissime specie viventi. Non si tratta solo di bestiame, di tratturi, di tutela di percorsi e tradizioni di interesse storico antropologico.

Si tratta piuttosto di indagare a fondo le nostre radici per scoprire che per costruire un futuro ideale o almeno ampiamente condivisibile occorre conoscere per quanto possibile il passato reale, inteso come testimonianza, quasi come compromesso, tra quanto si intendeva fare e quanto si è riusciti a realizzare. Quest’opera di anamnesi è difficile e impegnativa, ma indispensabile per costruire programmi e progetti che sappiano limitare strappi, velleità, imposizioni, imprevisti e brutte sorprese.

La capacità di muoversi è stata propria, tra mito e storia, di un gran numero di civiltà: Shardana (o Sherden), Popoli del mare, Iksos, Argonauti, Fenici, Punici, forse Etruschi, per restare ad alcune testimonianze nel Mediterraneo, con alterne fasi di fusioni e di cicliche immissioni eterogenee, spesso orientalizzanti. Per terra, sulle sponde dello stesso mare, si può spaziare tra i pastori nomadi: dalla tradizione ebraica a quelle degli Sciti, dei Sinti Rom, dei Tuareg. Tutti uniti da una prontezza disponibile all’assenza, spesso perfino nel nascondimento delle sepolture, quasi come forma caratteristica di propensione al sottrarsi, alla discrezione. È suggestivo che nel Molise paleolitico dell’Homo aeserniensis siano stati finora rinvenuti i manufatti, le tracce, più che i resti. Guardando all’intero pianeta sono moltissime le civiltà peripatetiche legate al viaggio. Non si tratta solo di movimenti stagionali.

Non è affatto detto che i pastori conducessero gli animali, gli armenti: con ogni probabilità li seguivano; prima per la caccia, poi per l’allevamento. Questa è la sfida oggi più impegnativa: seguire docilmente la natura, porsi al suo servizio, sapendo di esserne parte interdipendente. Senza vegetali e senza animali non possiamo vivere. L’incontro nella Tenuta di Castelporziano propone non solo l’approfondimento di un tema specifico, ma anche di affacciarsi su un modo di sentire e di essere nel quale ogni cosa ci appartiene nel reciproco rispetto perché nulla è nostro: si può tornare a onorare quanto ci nutre, si può scoprire e imparare dagli aborigeni di ogni terra e di ogni tempo, con Bruce Chatwin, che tutto è sacro.

E per questo, seguendo il solco, richiede sacrificio. Si potranno poi forse tentare ricerche sulle riverberazioni di quelle doti di tenacia, cura, pazienza, costanza, mitezza serena in ciascuna delle arti, non solo letterarie e figurative. Nomadi sono stati in senso lato i nostri progenitori, i Neanderthal e i Sapiens. Fedeli e disposti all’andare, distaccati da tutto. Migranti pastori.

Tratturo in Molise © Foto Sentiero Italia CAI

Francesco Scoppola, 25 ottobre 2022 | © Riproduzione riservata

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