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Laura Lombardi
Leggi i suoi articoliDai Laboratori dell’Opificio delle Pietre Dure alla Fortezza da Basso, dove è stata oggetto di sei anni di cure, l’«Adorazione dei Magi» di Leonardo da Vinci uscirà per essere esposta agli Uffizi nell’ambito della mostra «Il cosmo magico di Leonardo da Vinci: l’Adorazione dei Magi restaurata», a cura di Eike Schmidt, Marco Ciatti e Cecilia Frosinini.
Dal 28 marzo al 24 settembre sarà posta in dialogo con la pala dello stesso soggetto eseguita da Filippino Lippi nel 1496. Il dipinto lasciato incompiuto da Leonardo nel 1482 al momento della sua partenza per Milano è stato sottoposto a indagini diagnostiche e quindi a una pulitura graduale e differenziata a seconda dei vari problemi che la tavola, dieci assi di pioppo assemblate con spaziatura disomogenea nelle traverse, presentava. Alla disomogeneità l’artista aveva in parte posto rimedio mescolando una fibra vegetale al gesso di preparazione.
L’«Adorazione dei Magi» colpisce ora per la chiarità diffusa e per la ritrovata visibilità del tracciato leonardesco che era offuscato in molte parti, ad esempio nella testa del vecchio glabro sull’estrema sinistra identificato da Antonio Natali come il profeta Isaia, colui che profetizza la nascita del Redentore. L’ipotesi si collega alla presenza di un albero dalle vecchie radici ma dalla chioma giovane da cui, secondo la profezia del profeta, nascerà colui che ricostruirà il tempio del Signore; così le rovine sullo sfondo, da cui sono emerse figure di umani e di cavalli pressoché invisibili, non sarebbero in disfacimento ma in ricostruzione.
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