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La Sala 3 riallestita con l’«Annunciazione» di Simone Martini e Lippo Memmi, 1333

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La Sala 3 riallestita con l’«Annunciazione» di Simone Martini e Lippo Memmi, 1333

Nei saloni delle tre Maestà

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Laura Lombardi

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Nell’ambito del progetto Nuovi Uffizi, del 2004 (avviato già nel 1995, con una variante nel 2009 per adeguarlo alle nuove normative antisismiche), che ha portato al recupero degli spazi al primo piano della cosiddetta «infilata di ponente» e l’apertura di moltissime nuove sale, a partire da quelle dedicate alle scuole straniere (inaugurate nel 2013), rientrano anche interventi legati al percorso originario, come le «storiche» sale dei Primitivi, dalla 2 alla 7. Ambienti che riaprono dopo la chiusura, la scorsa estate, per l’esecuzione di interventi finalizzati sia a eliminare elementi incongrui di recente inserimento, ripristinando materiali e finiture analoghi a quelli originali degli anni Cinquanta del Novecento, sia a migliorare le condizioni climatiche interne, realizzando inoltre un sistema di illuminazione che integra luce naturale e artificiale, con l’adozione di sorgenti di ultima generazione a elevata resa cromatica e un avanzato sistema di controllo e gestione dei meccanismi di oscuramento della luce naturale. Se le Tre «Maestà» (Duccio, Cimabue e Giotto) sono rimaste in loco durante i lavori, come il grande trittico dell’«Incoronazione della Vergine» di Lorenzo Monaco (protette in speciali climabox realizzati su misura), tornano ora nelle sale le opere di Simone Martini, dei Lorenzetti e Gaddi, di Giovanni da Milano e Gentile da Fabriano, con l’aggiunta di undici opere prima non esposte, tra cui, la «Madonna col Bambino» di Lippo di Benivieni, la «Crocifissione» di Niccolò di Pietro Gerini, il «Redentore benedicente» di Spinello Aretino. Caposaldo della museografia degli anni Cinquanta (progetto di Ignazio Gardella, Giovanni Michelucci e Carlo Scarpa), l’«impaginazione» delle opere in quelle sale prevedeva sulle pareti spazi di privilegio per quelle importanti, con campiture cromatiche, profilate con piccole gole sul bianco dei muri, a ribadirne il valore, segnando simbolicamente il percorso iniziale dell’arte italiana. Tale invenzione progettuale è stata mantenuta mutando il colore delle campiture che, essendo destinate a opere del Quattrocento, adesso è verde. Una scelta che non turba il tono di sommessa eleganza degli ambienti, come nota la soprintendente Alessandra Marino, responsabile del procedimento del cantiere. Restano ormai pochi ambienti per completare la teoria dei vani affacciati sullo stesso corridoio, da Masaccio a Leonardo passando per Botticelli, per il quale già da tempo è pronto il nuovo ordinamento, come spiega il direttore Antonio Natali, «se i piani della Direzione attuale verranno rispettati».

La Sala 3 riallestita con l’«Annunciazione» di Simone Martini e Lippo Memmi, 1333

Laura Lombardi, 29 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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Nei saloni delle tre Maestà | Laura Lombardi

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