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Patrizia Zambrano
Leggi i suoi articoliNei mesi del ritorno a Milano di Andrea Solario, con la mostra organizzata dal Museo Poldi Pezzoli (fino al 30 giugno), il nuovo libro di Beatrice Tanzi riporta attenzione sul polittico (almeno cinque tavole su due registri, predella e cimasa) per la Certosa di Pavia che il pittore lasciò incompiuto alla morte (1524) realizzandone solo l’«Assunzione della Vergine» e i due laterali con «Apostoli». Fu Bernardino Campi, nel 1576, a terminare l’opera con «Due coppie con santi certosini e un beato» (Milano, Raccolte d’Arte Antica, Pinacoteca del Castello Sforzesco) identificate da Marco Albertario nel 1995. L’ancona è importante; come ha ricordato Antonio Mazzotta, cocuratore della mostra milanese, si tratta dell’unica «sua committenza pubblica che resta in Italia».
Se l’autrice dichiara di avere proceduto, nella ricerca, per «vicoli», le questioni poste non sono secondarie: l’incontro Solario-Campi (documentato da una tavola di Bernardino, da un modello di Solario, riemersa di recente da collezione privata), l’importanza dell’ancona per la cultura figurativa lombarda del primo quarto del XVI secolo, il peso di documenti e fonti cinquecentesche (Vasari incluso) nella ricostruzione del polittico, la presunta «uniformità» tra le parti, rivendicata da Lamo nel 1584. È questo l’assunto che Tanzi capovolge, riscontrando e motivando una vistosa disomogeneità tra gli interventi dei due artisti. Disomogeneità dovuta al mutato clima culturale, politico e religioso nella Lombardia del secondo Cinquecento ormai dominata dalla personalità di Carlo Borromeo. Così, i santi «tristi, cupi, alteri» del Campi «non c’entrano niente con il resto dell’opera» e, ipotizza l’autrice, i monaci non ne furono contenti.
Da qui in poi bisogna leggere il libro perché si tratta di una detective story «alla Pavese» che ricostruisce spostamenti e ricollocazioni sullo sfondo della riconfigurazione in chiave monumentale del presbiterio della Certosa. Altri vicoli conducono (tra l’archivio, le sagrestie e i silenziosi chiostri), alla proposta che l’incorniciatura lignea pagata a Paolo e Giovan Antonio Sacca nel 1521 fosse destinata proprio al polittico del Solario. Altri ancora conducono alla Stamperia della Certosa e poi al dono, nel 1576, di un magnifico ciborio alla Grand Chartreuse di Grenoble e infine sulle tracce di un polittico di Bartolomeo Vivarini nella chiesa certosina.
Nei labirinti della Certosa di Pavia
di Beatrice Tanzi, 88 pp., 87 tavv. colore, Edizioni Delmiglio, Cremona 2024, € 25

La copertina del volume
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