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Francesco Tiradritti
Leggi i suoi articoliI templi che i sovrani del Nuovo Regno (1550-1075 a.C.) costruirono sulla riva ovest di Luxor avevano l’appellativo di «dimore dei milioni di anni» a significare che erano concepiti per sfidare il tempo e perpetuare il ricordo dei loro proprietari in eterno. La realtà era molto più prosaica e ogni struttura aveva una durata effimera. Ogni successore smontava quella del predecessore per riutilizzare il materiale da costruzione. I campi di rovine in abbandono venivano spesso adibiti a spazio cimiteriale, tornando così all’utilizzo antecedente alla costruzione del tempio.
Questo fenomeno è ben documentato dal sito dove un tempo sorgeva la «dimora dei milioni di anni» di Thutmosi III (1479-1425), il sovrano che, per le gloriose conquiste militari, ha ricevuto l’appellativo di «Napoleone d’Egitto». Da nove anni vi scava una missione archeologica spagnola, diretta da Miryam Seco, che si è resa il mese scorso protagonista della scoperta della sepoltura del Servitore della dimora del sovrano Amunrenef, databile al XII-XI secolo a.C. La mummia era all’interno di un rivestimento in cartonaggio policromo molto ben conservato, un tempo racchiuso all’interno di un sarcofago ligneo purtroppo molto deteriorato.
Nella stessa località, alla fine del 2014, la missione spagnola aveva rinvenuto la sepoltura di una dama vissuta all’inizio del II millennio a.C. La scoperta con quella recentemente compiuta attribuisce una durata di quasi un millennio all’utilizzo cimiteriale del terreno che per pochi decenni ospitò l’imponente struttura in mattoni crudi della «dimora dei milioni di anni» di Thutmosi III.
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