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Monumentando: finti restauri dietro le pubblicità

Sullo scandalo è intervenuto Raffaele Cantone. Ora si teme per l’Arco di Trionfo di Castel Nuovo

Il Ponte di Chiaia è simbolo della Napoli elegante. Via Chiaia è il cuore nobile della città antica. Il ponte, progettato da Domenico Fontana, è lì dal 1636. A qualcuno quell’arco, in posizione così strategica, è sembrato perfetto per sostenere l’enorme pubblicità che da un anno e mezzo occupa tutta la larghezza della strada e arriva fino all’ultimo piano dei palazzi. Quella presenza così prolungata e invasiva potrebbe essere giustificata soltanto da un importante restauro in corso. I lavori erano infatti previsti, ma si trattava di interventi di poco conto che avrebbero potuto concludersi in pochi giorni, nel 2016. Invece proseguono e così la pubblicità resta, tra le proteste degli abitanti ai quali i ponteggi impediscono perfino di aprire le finestre. Qualcuno ha fatto causa al Comune. Dietro quella e altre pubblicità cittadine si nasconde in effetti un grosso affare visto che il Ponte di Chiaia costa agli inserzionisti ben 130mila euro al mese. Chi li incassa?
La storia viene da lontano, da quando, nel 2012 il Comune di Napoli emette un bando di gara: cerca uno sponsor per i lavori di restauro di 27 monumenti cittadini connessi alla «valorizzazione della città storica» in cambio di concessioni pubblicitarie. I monumenti sono perlopiù a grande visibilità, alcuni importanti, altri molto meno: fontane, obelischi, qualche torre ecc. Il Ponte di Chiaia è uno dei 27. Il contratto per l’operazione «Monumentando» viene firmato dal Comune con la Uno Outdoor, unica società in gara (la legge avrebbe prescritto di ripeterla in mancanza di altri concorrenti). Fatto assai singolare, la società Uno Outdoor srl, capitale sociale 6mila euro, non si occupa affatto di restauri, ma vende pubblicità e si presenta come sponsor senza esserlo. Infatti, per l’Autorità di Vigilanza sui Lavori Pubblici, «sponsor» può essere soltanto chi paga per promuovere il proprio nome, marchio o attività, anche per un ritorno d’immagine, facendosi in cambio pubblicità in appositi spazi. Ma la Uno Outdoor non si fa pubblicità: gli spazi li vende ad altri, non è uno sponsor ma un intermediario. Le basi stesse del contratto risultano quindi irregolari. Presto è chiaro che i «restauri» (poco più che puliture) sono soltanto un mezzo per disporre di impalcature alle quali appendere tabelloni pubblicitari in posizione strategica senza pagare occupazione di suolo e altre imposte, superando anche i divieti e i limiti di affissione del regolamento che lo stesso Comune di Napoli ha imposto a protezione del centro storico.
Sono intervenute diverse storiche associazioni culturali e ambientaliste, come Italia Nostra, Napoli Novantanove, il Comitato Portosalvo e l’Associazione Mario Brancaccio che nella primavera dell’anno scorso ha denunciato irregolarità e violazioni all’Anac (Autorità Nazionale Anticorruzione) di Raffaele Cantone, mentre anche la Procura è al lavoro.
Il 28 novembre 2016 l’Anac chiude l’istruttoria. In 15 pagine contesta al Comune di Napoli una serie di irregolarità e comportamenti «critici»: pubblicità troppo grande (non deve occupare più del 50% del monumento); eccessiva durata dei «ponteggi pubblicitari», estesa contro legge (art. 49 del Codice dei Beni culturali) a un imprecisato periodo di progettazione; compensi con ribassi imposti (fuori legge perché superano anche il 77%); mancanza di penali e garanzie in caso di inadempienze; progettisti, direttore dei lavori e collaudatori scelti e pagati dalla stessa società appaltatrice ecc. L’Autorità Anticorruzione ha già ricevuto le controdeduzioni del Comune, e dovrebbe decidere entro aprile. 

Intanto, dopo forti proteste, una delle pubblicità più scandalose, vero carosello pubblicitario, è stata rimossa per ingiunzione del Comune. In via Marina nascondeva mura e torri aragonesi. La pubblicità era lì da due anni, spazi venduti a 240mila euro al mese mentre i lavori (limitati a diserbo e pulizia) non sono ancora cominciati: secondo la ditta si sta progettando l’intervento. Dallo scorso febbraio la pubblicità non c’è più ma le torri restano invisibili perché la Uno Outdoor le ha coperte con teli neri e ha denunciato il Comune per la sua ingiunzione. L’Associazione Brancaccio ha calcolato che l’operazione «Monumentando» frutterà alla Uno Outdoor almeno 30 milioni di euro a fronte di lavori di scarsa o nulla importanza e utilità, spesso dannosi: la pulitura dei monumenti è avvenuta anche con idrosabbiatrici. Su questi aspetti la Soprintendenza, a cui spettano tutela e sorveglianza, è parsa assente e contraddittoria. Finora dei 27 monumenti del progetto soltanto 6 sono stati restaurati. Ma adesso associazioni e cittadini sono seriamente preoccupati: uno dei prossimi interventi della Uno Outdoor avverrà sull’Arco di Trionfo di Castel Nuovo, il più insigne capolavoro quattrocentesco di Napoli. Per quanto tempo resterà coperto dalla pubblicità? Si teme soprattutto per la qualità degli interventi: la spesa prevista è di 840mila euro ma servono progetto, garanzie, controlli, bravi restauratori e una Soprintendenza attenta. L’Associazione Napoli Novantanove di Mirella Barracco, che aveva curato il restauro esemplare dell’Arco nel 1988, ha lanciato un forte allarme.
Vale la pena ricordare che l’operazione «Monumentando» ha un precedente. Per alcuni anni e fino al 2012, un’altra società, la Impredcost, poi Grandi Progetti, ha agito nello stesso modo, con uno scambio tra restauri e pubblicità in tutta Italia, Napoli compresa, protetta da una strana «convenzione» con il Ministero dei Beni culturali (cfr. n. 316, gen. ’12, p. 1 e n. 317, feb. ’12, p. 10). La vicenda è finita solo con un intervento diretto dello stesso Ministero. Oggi, la sospetta operazione Monumentando ha il sapore di una beffa in una città che negli anni non ha voluto e saputo usare fondi europei per circa 280 milioni di euro che avrebbero davvero fatto rinascere il suo centro storico, decine di chiese, monumenti, palazzi. Con gli ultimi milioni dell’Unione Europea persi nel 2015 è sfumato anche il restauro del depredato Complesso dei Girolamini.

Edek Osser, 12 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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