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Ettore Modigliani con il principe Umberto di Savoia in visita a Brera nel 1925

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Ettore Modigliani con il principe Umberto di Savoia in visita a Brera nel 1925

Modigliani Ettore a Brera, vita «da cardiopalmo»

Una biografia del soprintendente milanese raccontata da Marco Carminati

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Fu lui a mettere in salvo i tesori dell’arte lombarda dai pericoli della Grande guerra; lui a esporre a Brera la «Gioconda», ritrovata dopo il furto, gestendo un vero assalto di folla; lui a organizzare (a Londra, nel 1920) la più grande mostra mai fatta di capolavori italiani, trasportandoli via mare attraverso una delle più micidiali tempeste atlantiche a memoria d’uomo; lui a sciogliere l’aggrovigliato nodo della restituzione delle opere d’arte italiane «deportate» dagli Austriaci nella lunga dominazione. E lo fece, nel Ventennio, senza mai iscriversi al partito fascista e resistendo sempre alle intimidazioni di gerarchi e gerarchetti rozzi e arroganti. Tanto da finire confinato in Abruzzo per ordine del «quadrumviro» Cesare Maria De Vecchi, per non aver voluto cedere ai Domenicani il Cenacolo Vinciano di Milano.

Il sottotitolo La vita movimentata di un grande soprintendente di Brera delle memorie di Ettore Modigliani (1873-1947), direttore e poi soprintendente di Brera dal 1908 al 1935, quando fu cacciato dal suo amatissimo museo, è quasi riduttivo. Vita «da cardiopalmo» si vorrebbe dire, perché Ettore Modigliani, storico dell’arte di prim’ordine, seppe portare al successo, assumendosene i rischi, imprese che comportavano colossali responsabilità politiche, morali, economiche. Nemmeno le leggi razziali lo avrebbero piegato, pur costringendo lui e la sua famiglia, dal 1943, a una vita di miseria e terrore sui monti dell’Ascolano.

Il testo si chiude con una nota dell’11 febbraio 1946, quando fu reintegrato alla Soprintendenza lombarda. Brera, come il Poldi Pezzoli, l’Ambrosiana e altre istituzioni simbolo di Milano, era devastata dalle bombe, e di tutte lui avviò la rinascita. Tutto ciò è raccontato con eleganza, in una prosa colta e brillante, nelle memorie, curate da Marco Carminati per Skira, con la prefazione del direttore di Brera James Bradburne.

Il libro, ricco di fotografie messe a disposizione dal nipote Enrico Pontremoli è, insieme, la storia di una vita fuori dall’ordinario e un prezioso testo sulla storia italiana della prima metà del Novecento, riletta attraverso lo sguardo di chi fu testimone di vicende delicatissime, come la Conferenza di Stresa del 1935, dove Inghilterra, Francia e Italia tentarono (senza successo, come sappiamo bene) di arginare Hitler.

Il che non gli impedì di tutelare con forza il patrimonio artistico e di fondare anche (è una primizia del libro) il Museo Teatrale alla Scala, raccogliendo in poche settimane, con un concitato fundraising, la somma necessaria per acquistare all’asta, a Parigi, la raccolta Sambon, tuttora nucleo del museo. Strappandola, poi, seppure con la consueta eleganza, al magnate americano John Pierpont Morgan, cui era stata nel frattempo promessa: si parlarono, e il banchiere ci rinunciò, «lieto di far cosa gradita alla città di Milano».

Ettore Modigliani. Memorie. La vita movimentata di un grande soprintendente di Brera, a cura di Marco Carminati, 304 pp., ill. b/n, Skira, Milano 2019, € 25,00

Ettore Modigliani con il principe Umberto di Savoia in visita a Brera nel 1925

Ada Masoero, 09 agosto 2019 | © Riproduzione riservata

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