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Maurita Cardone
Leggi i suoi articoliLa ristrutturazione della Frick Collection non riguarda solo la fruibilità, ma anche le attrezzature e le infrastrutture necessarie per quella che è la missione principale di un museo come questo: la conservazione. Joseph Godla, conservatore capo del museo, ci ha raccontato cosa cambia nel lavoro del suo team.
In che modo la nuova Frick migliora la missione di conservazione del museo?
Ci sono stati significativi miglioramenti nei nostri spazi di lavoro. Prima eravamo in piccole stanze che erano originariamente della servitù. Avevamo a disposizione una trentina di metri quadrati, senza acqua corrente, né un’aspirazione adeguata. Abbiamo collaborato con l’architetto Sam Anderson, che ha lavorato a progetti di conservazione alla Morgan Library e al Met e che ha capito esattamente di cosa avevamo bisogno. Inoltre, abbiamo implementato nuovi sistemi di illuminazione e condizionamento nelle gallerie, progettati per mantenere condizioni stabili, garantendo un’adeguata conservazione delle opere. In termini di cura della collezione, l’edificio è ora in grado di rispondere meglio alle necessità.
I nuovi spazi cambiano il vostro modo di lavorare?
Lavoreremo sicuramente meglio. Ora per esempio abbiamo gli aspiratori, quindi se lavoriamo con solventi, lo facciamo in modo più sicuro. Abbiamo anche aggiornato la nostra strumentazione, incluso un nuovo microscopio stereoscopico Zeiss, e presto avremo una pulitrice laser. Oltre allo studio di conservazione, abbiamo tre sale di lavoro aggiuntive nel seminterrato per la gestione delle opere d’arte, inclusi spazi per la lavorazione dei metalli, una falegnameria completa e una stanza per la verniciatura. Il nostro spazio di lavoro è aumentato di circa 10 volte ed è ora completamente attrezzato e dotato di personale.
In termini di accesso alle opere d’arte e al materiale d’archivio, cambia qualcosa?
In passato, era difficile portare le opere nello studio di conservazione a causa degli stretti corridoi. Ora c’è un grosso montacarichi proprio fuori dalla nostra porta, che garantisce un facile accesso al deposito così come alle gallerie. Abbiamo anche creato una biblioteca di conservazione proprio fuori dallo studio principale dove raccogliamo i nostri archivi di oggetti e i registri di conservazione. Infine, gli archivi dell’istituzione sono ospitati nella Reference Library che ora è più facile da raggiungere dai nostri uffici.
In questi cinque anni di lavori lei è stato direttamente coinvolto nel delicato lavoro di spostare e reinstallare le opere. Qual è stata la parte più impegnativa di questo processo dal punto di vista della conservazione?
Ho svolto il ruolo di controllo qualità, lavorando a stretto contatto con gli architetti e il team di costruzione, soprattutto. L’aggiornamento dell’impiantistica è stato complicato perché c’erano molti dettagli da gestire, come il reindirizzamento dei cavi per i nuovi sistemi di illuminazione mantenendo al contempo l’atmosfera residenziale della galleria. Un’altra sfida è stata coordinare i lavori di costruzione e contemporaneamente iniziare a riallestire la collezione. Abbiamo dovuto cercare di ridurre al minimo le vibrazioni e tenere sotto controllo la polvere.
Ora che vi preparate a riaprire le porte, qual è l’equilibrio tra la missione di conservazione del museo e l’obiettivo di espandere il proprio pubblico?
Nella conservazione diciamo che se hai fatto un buon lavoro nessuno deve notarlo. Ma siamo a un punto di svolta alla Frick. Stiamo aprendo un museo più grande e con strutture moderne e abbiamo un nuovo direttore, Axel Rüger, che ha un background in conservazione e che potrebbe voler dare una maggiore visibilità pubblica a quel che facciamo. In passato, in alcune mostre, il lavoro di conservazione ha avuto visibilità sotto forma di saggi sul catalogo. Saremmo entusiasti di condividere ciò che sappiamo sugli oggetti della collezione in modo più ampio.
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