Verifica le date inserite: la data di inizio deve precedere quella di fine

Redazione GDA
Leggi i suoi articoliMilano. Orhan Pamuk, il Premio Nobel per la letteratura nel 2006 (è appena uscito in questi giorni, da Einaudi, l’ultimo suo romanzo La donna dai capelli rossi), fin da bambino voleva essere artista. Disegnava e dipingeva a Istanbul, nella città dove un giorno avrebbe fatto lo scrittore e che resta l’ispirazione principali dei suoi romanzi. In quella città avrebbe aperto un museo nel 2012, concepito insieme al romanzo pubblicato qualche anno prima: Il museo dell’innocenza. Ed è proprio intorno alle relazioni esistenti tra questo romanzo, ma non solo questo, l’arte contemporanea, e intorno alla nuova concezione museologica e museografica di Pamuk, alle vecchie e alle nuove tassonomie collezionistiche e alla loro influenza sugli artisti, che si svolge la «Giornata di studi in onore di Orhan Pamuk» il 19 gennaio, alla presenza dello stesso Pamuk, nell’Aula Magna dell’Accademia di Belle Arti di Brera, a cura di Laura Lombardi e Massimiliano Rossi (programma consultabile sul sito: www.accademiadibrera.it), che vede riuniti studiosi italiani e stranieri, provenienti da ambiti diversi, docenti di museologia, di storia dell’arte, direttori di musei, critici d’arte contemporanea.
Questo incontro, a ingresso libero, sarà preceduto il 18 gennaio, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2016-2017 dell’Accademia di Brera, dal conferimento del Diploma honoris causa e della nomina di socio onorario a Pamuk, il quale terrà una lectio magistralis, preceduta dalla laudatio di Salvatore Settis (partecipazione solo su invito); alla cerimonia sarà presente anche Grazia Toderi, che con Pamuk ha realizzato nello scorso novembre a Torino, al Planetario e a Palazzo Madama, il progetto «Words and star».
Il legame di Pamuk con Milano è espresso dalle molte visite compiute da Kemal, il protagonista del Museo dell’Innocenza, ai musei della città, svelando un particolare interesse per il Museo Bagatti-Valsecchi, luogo nel quale si esprimono i concetti cari allo scrittore-artista, che nel suo decalogo ha sottolineato l’importanza per i musei di rappresentare l’individuo e non la Nazione: «Nei musei siamo stati abituati alla rappresentazione, ma quello che ci serve è l’espressione. Siamo stati abituati ad avere i monumenti, ma quello che ci serve sono le case». Un’indicazione preziosa anche nei confronti di certa politica del sistema museale odierno.
Articoli correlati:
Il Museo dell'Innocenza di Orhan Pamuk: da libro a museo a film
Non mi basta il libro, mi faccio il museo
Quel museo era stato scritto

Orhan Pamuk nel Museo dell'Innocenza di Istanbul. Foto © The Museum Of Innocence
Altri articoli dell'autore
L’Associazione archeologi del Pubblico Impiego (Api-MiBact) ha inviato una nota al Ministero della Cultura e a quello della Funzione Pubblica, nonché ai membri delle Commissioni cultura di Camera e Senato, per esprimere il proprio dissenso per il bando per 75 posti nell’area dell’elevate professionalità (Ep), le cui domande di partecipazione vanno presentate entro il 26 giugno
Il premio Nobel e il direttore del Museo Egizio si sono incontrati per parlare di musei e romanzi: «Sono simili: sono i “luoghi” in cui avviene l’interpretazione del significato della nostra vita, nei quali riflettere su sé stessi»
Anche quest’anno Tag Art Night, la Notte delle Arti Contemporanee, propone un palinsesto di mostre diffuse sul territorio cittadino
Rimodulate le competenze e modificato la struttura organizzativa: dal Segretariato generale al modello dipartimentale