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Il Superconducting Quantum Interface Device trainato da un veicolo davanti al monastero buddista di Erdene Zuu, fondato nel 1586 e probabilmente eretto sopra l’ex area del palazzo di Karakorum © Foto Jan Bemmann

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Il Superconducting Quantum Interface Device trainato da un veicolo davanti al monastero buddista di Erdene Zuu, fondato nel 1586 e probabilmente eretto sopra l’ex area del palazzo di Karakorum © Foto Jan Bemmann

Mappata l'antica capitale dell’impero mongolo

Grazie alla tecnologia del Superconducting Quantum Interface Device si sono misurati i campi magnetici sottoterra per creare una mappa dei resti estesi e ancora non scavati della città

Secondo una ricerca pubblicata sulla rivista «Antiquity», l’antica capitale dell’impero mongolo è stata mappata grazie all’utilizzo di una tecnologia avanzata, ampliando così quello che già si conosceva di Karakorum. La città, 300 chilometri a sud-ovest di Ulan Bator in Mongolia, è stata scoperta nel 1889, ma c’è ancora molto da indagare.

I ricercatori hanno esaminato 465 ettari del sito utilizzando un Superconducting Quantum Interface Device, che ha misurato i campi magnetici sottoterra per creare una mappa dei resti estesi e ancora non scavati della città. «Il vantaggio del nostro progetto è che ora possiamo vedere la pianta della città abbandonata in modo estremamente dettagliato, sia sopra che sottoterra», dichiara Jan Bemmann, professore dell’Istituto di Archeologia e Antropologia dell’Università di Bonn in Germania e autore principale della ricerca.

«La prospezione geofisica mostra dove si trovavano gli edifici in muratura più grandi, dove correvano strade che oggi non sono più visibili nel terreno, per citare solo alcuni esempi». Bemmann aggiunge che ora è possibile distinguere i diversi quartieri di Karakorum e comprendere l’organizzazione dello spazio (il 40% della città non era abitato). Dato che la maggior parte della gente era nomade, la costruzione di residenze stabili non sembra essere stata una priorità, lasciando i lavoratori e gli artigiani come unici residenti permanenti della città.

Durante la mappatura delle mura di Karakorum è emerso che la città si estendeva ben oltre. «La scoperta che la città sorgeva anche oltre le mura, che sono più una demarcazione che una fortificazione, fornisce un indizio per una diversa comprensione, un diverso concetto di città, spiega Bemmann. Sulla base di una rinnovata analisi delle fonti scritte, delle indagini intensive e dei dati del telerilevamento, siamo giunti alla conclusione preliminare che i khan mongoli hanno costruito non solo una capitale, ma anche una rete di residenze, insediamenti di rifornimento e siti di produzione. Pertanto, non si trattava solo di una città imperiale, ma di una valle imperiale».

Gengis Khan stabilì un accampamento nel luogo che sarebbe diventato Karakorum nella valle di Orkhon nel 1220 d.C. Suo figlio Ögödei iniziò la costruzione della città, che fu completata da Möngke Khan a metà del XIII secolo. Ogni «khan», titolo dato al sovrano, visitava due volte all’anno la città, che era frequentata da diplomatici e commercianti stranieri. Tuttavia nel XV secolo Karakorum aveva perso importanza. «I risultati di questo progetto ci permetteranno di pianificare gli scavi futuri in modo più preciso e di promuovere la protezione del patrimonio mondiale dell’Unesco in maniera ancora più attenta e completa», dichiara Bemmann.

Il Superconducting Quantum Interface Device trainato da un veicolo davanti al monastero buddista di Erdene Zuu, fondato nel 1586 e probabilmente eretto sopra l’ex area del palazzo di Karakorum © Foto Jan Bemmann

Garry Shaw, 11 febbraio 2022 | © Riproduzione riservata

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