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«Pisslar» (2023) di Roni Horn, particolare. © Roni Horn. Foto Ron Amstutz

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«Pisslar» (2023) di Roni Horn, particolare. © Roni Horn. Foto Ron Amstutz

L’anno d’oro di Roni Horn

Due mostre da Hauser & Wirth e due in importanti musei europei celebrano nel 2024 la schiva artista americana

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Giorgio Guglielmino

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Si apre il 4 aprile (visitabile sino al 28 giugno) a New York nella sede di Hauser & Wirth in Wooster Street una mostra di nuovi lavori di Roni Horn. Per l’occasione sono esposte opere su carta, che inaugurano una nuova serie, più 6 grandi sculture in vetro. I disegni riprendono l’antica pratica dell’artista americana (New York, 1955) di creare, spezzettare e ricostruire creando un collage di linee, colori e, a volte, parole.

Il ritorno alle origini anche se con modalità variate è senz’altro preferibile rispetto alla precedente serie, non particolarmente riuscita, denominata «Wits’end» quando l’artista tra il 2018 e il 2019 aveva fatto scrivere (a mano) a circa 300 persone frasi qualunque per poi mischiarle e creare dei lavori simili a delle grandi poesie visive.

Hauser & Wirth non si limita a proporre la mostra di New York ma bissa la presentazione di Horn con una retrospettiva che si apre l’11 maggio nella sua sede di Menorca dove rimarrà visitabile fino al 27 ottobre. La mostra risulterà quindi aperta nelle giornate immediatamente successive alla Fiera di Basilea quando la galleria organizza tradizionalmente sull’isoletta spagnola due giorni di festeggiamenti ai quali sono invitati collezionisti, curatori, attrici e celebrità varie (tutto il bel mondo della preview della fiera insieme ad una serie di «imbucati» che non vogliono perdersi un evento più mondano che artistico).

In parallelo sono ben due le mostre museali dedicate al suo lavoro. Il 23 marzo scorso si è aperta al Museo Ludwig di Colonia la retrospettiva «Give me paradox or give me death» che rimarrà aperta fino all’ 11 agosto, mentre il 2 maggio si inaugurerà «The detour of identity» presso il Louisiana Museum in Danimarca.

Nell’allestimento di quest’ultima mostra, visitabile fino al primo settembre, le opere dell’autrice, fotografie, disegni (che sono da sempre considerati dall’artista stessa la parte basilare del suo lavoro), sculture, saranno esposte in dialogo con spezzoni di famose pellicole cinematografiche di registi del calibro di Bergman, Dreyer, von Trier, Chabrol, e Hitchcock al fine di far emergere parallelismi e sottili nuove interpretazioni del lavoro dell’artista perennemente interessata a porsi domande sull’identità, come suggerisce il titolo stesso dell’esposizione.

Chissà se le altre gallerie internazionali che rappresentano Roni Horn (Xavier Hufkens a Bruxelles, Kukje a Seul) approfitteranno di queste presentazioni per «mettersi in scia» ed esporre a loro volta vecchi e nuovi lavori dell’artista. In Italia Roni Horn è rappresentata da Raffaella Cortese di Milano che ha già in programma una sua mostra nel 2025 per festeggiare il trentesimo anniversario della galleria.

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Giorgio Guglielmino, 01 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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L’anno d’oro di Roni Horn | Giorgio Guglielmino

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