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Sull’organo della chiesa milanese di San Marco si esercitò Wolfgang Amadeus Mozart nel suo soggiorno milanese del 1770, quando alloggiava nell’attiguo convento agostiniano. Un secolo dopo, nel 1875, fu Giuseppe Verdi a suonarlo, nella prima esecuzione della sua «Messa da Requiem», composta in onore di Alessandro Manzoni, ma quella monumentale «macchina» sonora risaliva al 1507, quando fu commissionata a Leonardo da Salisburgo perché fosse l’organo più imponente della città.
Dopo oltre 500 anni e molte vicissitudini era ormai indispensabile un restauro integrale. L’intervento, eseguito dal Mibact e durato più di anno con un costo di oltre 300mila euro (finanziati da Cei e Fondazione Cariplo con alcuni privati e parrocchiani), ha riguardato sia gli elementi di contenimento e corredo, sia la parte fonica. L’organaro Daniele di Corte de’ Frati (Cremona) è intervenuto sulle circa 2.500 canne, sul complesso apparato di trasmissione meccanica e sui mantici che compongono questo straordinario capolavoro, dal 1973 monumento nazionale.
I primi restauri, tuttavia, risalgono all’inizio del Seicento, quando intervenne il celebre Costanzo Antegnati, che non solo restaurò l’organo ma lo ingrandì, preoccupandosi però di conservare le parti originali ovunque fosse possibile. Nel 1711, con la ricostruzione delle volte della navata centrale, fu modificato nella veste esterna e spostato dal transetto meridionale alla posizione attuale, mentre nel 1806, recuperata la chiesa al culto dopo le soppressioni napoleoniche, fu riformato (in ben trent’anni di lavoro) per adeguarlo ai nuovi gusti musicali, pur rispettandone al massimo la storia. Al restauro, anch’esso rispettoso, del 1874, seguì quello del 1915, quando cassa e cantoria di destra furono invece smontate (ma conservate), mentre l’ultimo intervento risaliva al 1973.
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