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L’«objet prouvé» di Christoph Radl

Michela Moro

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«Sedere non è solo un verbo» potrebbe essere il sottotitolo della mostra «Useless Design» di Christoph Radl da Luisa delle Piane, una delle storiche gallerie milanesi dedicate al design contemporaneo (e forse l’unica). La mostra inaugura durante Miart per traghettarsi poi verso il Salone del Mobile. Radl, graphic designer nato in Svizzera, cittadino austriaco, dal 1977 residente a Milano, realizza progetti per editori, musei e istituzioni da Mondadori a Palazzo Grassi, dalla Pinacoteca Agnelli alla Qatar Museums Authority. 
A lui abbiamo rivolto alcune domande.

Com’è nata l’idea di questa mostra?

Da sempre si dice basta col design, nessuno vuole un’altra sedia! Allora ho preso 10 seggiole di Ikea, che diventano «Mystery Chair», ho aggiunto un tavolo disegnato da Jean Prouvé ancora in produzione da Vitra e ho rivestito tutto con le parole di varie canzoni che hanno a che fare col sedere, diciamo un’applicazione grafica alla musica contemporanea.

Un’operazione concettuale a cavallo tra arte e design.

Viene trent’anni dopo la Proust Chair di Mendini, è un po’ un’operazione alla Fornasetti fatta oggi, io ho fatto il mio lavoro da grafico e il tavolo di Prouvé è diventato un vero «objet prouvé». I mobili sono installati e mimetizzati da una carta da parati che confonde idee e oggetti, sono tutti pezzi unici dipinti a mano e in vendita a basso costo. Come scrive Francesco Bonami nel testo che accompagna il progetto: «Circondati da un panorama di parole che ricoprono i muri sui quali il testo è ora leggibile ora illeggibile a seconda della nostra disponibilità a farlo, tavolo e sedie si rincorrono come il remake aggiornato di  una scena di Alice nel Paese delle Meraviglie  dove la poverina si ritrova per chissà quale motivo in un mondo dove le cose diventano parole  facendo il solletico al nostro sedere quando vogliamo riposarci sedendosi su di loro».

Michela Moro, 04 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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L’«objet prouvé» di Christoph Radl | Michela Moro

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