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La Villa di San Martino, una delle due residenze napoleoniche dell’Isola d’Elba

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La Villa di San Martino, una delle due residenze napoleoniche dell’Isola d’Elba

Lo spirito di Napoleone aleggia ancora sull’Isola d’Elba

Lavori in corso per il rilancio dei Musei Nazionali delle Residenze napoleoniche, la Palazzina dei Mulini e Villa San Martino

Elisabetta Matteucci

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Pochi personaggi hanno suscitato e continuano ancora oggi ad alimentare l’interesse di storici, scrittori e, più in generale, di appassionati di cimeli come Napoleone Bonaparte. Proprio sull’onda di un ricordo mai sopito e conservatosi intatto negli animi degli isolani, lo scorso 4 maggio a Portoferraio è avvenuta l’annuale rievocazione storica della ricorrenza dell’arrivo all’Elba del condottiero, uomo di stato e legislatore francese. Le associazioni culturali presenti sul territorio hanno accolto i visitatori alla Villa di San Martino dove personaggi in abiti d’epoca hanno ricordato, come in gustosi tableaux vivants, abitudini, comportamenti e way of life tenuti a corte durante la permanenza dell’Imperatore sull’isola. Non solo. Già il 29 aprile, presso la Palazzina dei Mulini di Portoferraio (Livorno) si è tenuta la conferenza stampa indetta dal Comune, di concerto con la Direzione Regionale dei Musei della Toscana, per presentare al pubblico gli interventi di restauro delle aree a verde, la reintegrazione delle connessioni territoriali e l’adeguamento degli spazi al servizio dei visitatori dei Musei Nazionali delle Residenze napoleoniche dell’Isola d’Elba. 

Il progetto approvato e finanziato interamente grazie a un finanziamento del Pnrr di quasi due milioni di euro prevede un aggiornamento dei percorsi di visita delle due residenze, arricchiti da progetti attivi sul territorio, finalizzati a una generale revisione filologica degli allestimenti, all’inclusività e a una più ampia fruibilità da parte del pubblico. In sintesi, l’obiettivo perseguito sarà quello di rendere i due compendi monumentali maggiormente interconnessi con il territorio, per un più intenso e diretto collegamento col contesto storico, naturalistico e paesaggistico dell’isola. 

I lavori complessivi, curati dal fiorentino studio di architettura del paesaggio Bellesi-Giuntoli, sono partiti a maggio, periodo dettato dalle tempistiche del Pnrr e dal rispetto della stagionalità delle piantumazioni e saranno completati entro la fine del 2025 con riapertura definitiva per l’inizio della stagione turistica del 2026. Mentre si renderà necessaria la chiusura della Palazzina dei Mulini, sarà previsto un ampliamento dell’orario di apertura al pubblico di Villa San Martino.

Relativamente al giardino della Palazzina dei Mulini, attraverso un attento restauro sarà ripristinato l’antico disegno del giardino all’italiana, esteso per cinquemila metri quadrati e prospiciente la rada di Portoferraio, con la piantumazione delle essenze arboree e arbustive originarie sulla base degli elenchi napoleonici e delle stampe dell’epoca. Particolare attenzione sarà prestata all’adeguamento delle barriere architettoniche con la realizzazione di un nuovo ingresso e, tramite un altro finanziamento Pnrr, del rifacimento dei servizi. Inoltre, nelle aree di accoglienza al pubblico saranno previsti punti di sosta e ristoro e, all’interno dei giardini, una sala di attesa riparata, collegata alla nuova biglietteria.

Incisione ottocentesca della Villa di San Martino

I lavori nella Villa di San Martino riguarderanno soprattutto il ripristino della sentieristica all’interno del parco, esteso per una superficie di circa 35mila metri quadrati, assicurandone il libero accesso soprattutto nei tratti di collegamento con il Parco Elbano. Sarà un itinerario molto dinamico, con un percorso animato da fontane ornamentali, sedute in pietra, vasche, la serra progettata da Adolfo Coppedè e la Fontana di Napoleone che sarà oggetto di restauro.

«L’occasione dei finanziamenti Pnrr è fondamentale per le due Residenze napoleoniche dell’Elba, dichiara Stefano Casciu, direttore regionale dei Musei nazionali della Toscana del MiC. Il progetto di riqualificazione e di restauro delle aree a giardino e parco è stato riconosciuto tra i migliori tra quelli presentati per l’Investimento 2.3 “Programmi per valorizzare l’identità dei luoghi: parchi e giardini storici” e, in aggiunta ai fondi Pnrr dedicati al miglioramento dell’accessibilità, darà la possibilità di ridisegnare e potenziare le due sedi napoleoniche elbane, che sono al centro del patrimonio culturale e turistico dell’Isola. I lavori sono complessi e articolati. La temporanea chiusura del sito museale dei Mulini, mentre Villa San Martino continuerà a essere visitabile, è un piccolo sacrificio che sarà però il viatico per un forte rilancio museale, culturale e turistico di questi due splendidi siti».

All’isola d’Elba dove, a dispetto del contesto paradisiaco avrebbe sperimentato più un cruccio assiduo e tormentoso che la tranquillità, Napoleone si era preoccupato di far ristrutturare all’architetto romano Paolo Bargigli un fabbricato ubicato nella parte alta e più antica del centro di Portoferraio, tra il Forte Falcone e il Forte Stella, in prossimità degli antichi mulini a vento, la Palazzina dei Mulini. 

Nel giugno 1814, successivamente allo sbarco sull’isola, a poca distanza dalla costruzione, aveva rilevato dai Manganaro, una locale famiglia di facoltosi proprietari terrieri, alcune proprietà tra cui un’abitazione rustica prospiciente la rada di Portoferraio. Determinato a farne la propria residenza estiva, Napoleone cominciò i lavori di ampliamento dotandola di un giardino pensile e commissionando la decorazione parietale degli interni al pittore torinese Antonio Vincenzo Revelli

In seguito alla sua fuga precipitosa dall’Elba, Villa San Martino sarebbe passata ai fratelli Bonaparte finché nel 1851 l’avrebbe ereditata il principe russo Anatolio Demidoff, marito di Matilde, figlia di Jérôme Bonaparte (Giampaolo Daddi, La petite armée, Edizioni Librarie Belle Arti, Firenze 1996). 

Discendente da una nobile famiglia divenuta estremamente facoltosa grazie al commercio di granaglie e all’estrazione e trasformazione di minerali e pietre semipreziose quali ferro, malachite e lapislazzuli nelle numerose miniere possedute sugli Urali in Siberia, Anatolio era tra gli uomini più ricchi d’Europa. Dopo le due guerre napoleoniche, il padre Nicola si era trasferito a Parigi e poi a Firenze, in Palazzo Serristori, dove aveva svolto incarichi diplomatici per conto dello zar Nicola I. Frequentatore a Parigi di salotti e circoli esclusivi animati da esponenti dell’aristocrazia e diplomazia franco-russa, estremamente religioso e appassionato collezionista d’arte, Anatolio si era stabilito in Toscana commissionando e raccogliendo lavori di Andrea della Robbia, Antonio Canova, Lorenzo Bartolini, Bertel Thorvaldsen, Giuseppe Bezzuoli, Luigi Pampaloni, Hiram Powers, James Pradier, Giovanni Dupré e Francesco Vinea. Già proprietario nel Granducato di fastose residenze come quelle di Bagni di Lucca, di Quarto, di Pratolino e di San Donato in Polverosa, a un così ingente patrimonio immobiliare, il principe nel 1851 avrebbe aggiunto la tenuta di San Martino a Portoferraio. Perseguendo il sogno di dare vita a un mausoleo dedicato a Napoleone contenente i cimeli raccolti, lo aveva inaugurato nel dicembre del 1859. L’architetto Niccolò Matas, direttore dei lavori di ampliamento dell’intero complesso, consistente in un peristilio di ordine dorico in granito giallo, aveva trascritto su una pergamena deposta nelle fondamenta, la volontà del principe: «Le XXX octobre MDCCCLI / sous le règne de Léopolde II Grand Duc de Toscane / en presence du Prince Anatole Démidoff / fondateur, / ont été commencés les travaux de cet édifice / destiné a conserver / auprès de la demeure temporaire de l’Empereur Napoléon en MDCCCXIV / des souvenirs historiques / se rattachant à sa personne et à son époque / en respectant religieusement l’habitation primitive de San Martino. Arch. Niccolò Matas de Florence”. (Musée de San Martino a l’Ile de l’Elbe. Catalogue des objects de souvenir et d’intérêt historique réunis dans le monument érigé par la Prince Anatole de Demidoff en 1856 et dans la villa habitée par l’Empereur Napoléon Premier en 1814, Florence, Imprimerie Le Monnier, 1860, p. 12. Tullio Dandolo, Panorama di Firenze. La esposizione Nazionale del 1861 e la Villa Demidoff a San Donato. Mosaico storico ed artistico, Libreria Antica e Moderna di G. Schiepatti, Milano, 1863, p. 359). 

Il sogno ebbe purtroppo vita breve e risentì del precipitare degli eventi politici. All’indomani della partenza del granduca Leopoldo II di Lorena anche Demidoff abbandonò Firenze, ma il felice periodo trascorso su quel piccolo lembo dell’arcipelago toscano rimase indelebilmente impresso nel suo animo. Nel 1862, infatti, fece pubblicare un volume con diciotto incisioni litografiche raffiguranti scorci dell’Isola d’Elba (Antonio Demidoff, L’Ile de l’Elbe. Album recuelli sous la direction de M. le prince Anatole Demidoff, Lemercier, Paris). Successivamente alla scomparsa di Anatolio, nel 1870 iniziò la progressiva dispersione, anche ad opera del nipote Pavel Pavlovic, dei ricchi arredi e delle opere d’arte provenienti dalle sue fastose residenze (Palais de San Donato: catalogue des objects d’art et d’ameublement, tableaux dont la vente aux enchères publiques aura lieu à Florence, Parigi, 15-13 maggio 1880; Sotheby’s, Catalogo di quanto è contenuto nella Villa Demidoff a Pratolino, presso Firenze, venduto per ordine di S.A.R. il Principe Paolo di Jugoslavia, Firenze, 21-24 aprile 1969). Tra i numerosi cimeli posti all’incanto vi era anche una coccarda portata da Napoleone nel 1814 al suo arrivo all’Elba. 

Il complesso della villa e del museo fu poi rilevato nel 1882 da Giovanni Giuliani Dupont, detto Napoleone V, per la somma di 123.080 lire, rimanendo di sua proprietà sino al 1894. Dal 1930 la villa, dopo essere appartenuta alla famiglia Pullé e poi al conte Bernardo Barbiellini Amidei, divenne proprietà dello Stato Italiano.

Una veduta della Palazzina dei Mulini

Elisabetta Matteucci, 14 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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