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«Misleading impressions», impressioni ingannevoli, è il titolo della personale londinese di Lidia Patelli proposta a luglio e agosto da Robilant+Voena. Nelle fotografie (alcune di grandissimo formato) che la compongono, l’autrice esplora due mondi in apparenza lontani, quello delle silhouette, pratica antica che consiste nel tracciare i contorni dell’ombra di chi s’intende ritrarre, e quello degli animali «impagliati», conservati prima nelle wunderkammer private, poi nei musei naturalistici.
In realtà, spiega in catalogo Arturo Galansino, in entrambi i casi si gioca sull’ambiguità dell’immagine, potenziata qui dall’uso di cornici antiche, che ci costringono «a osservare lentamente», per rispondere a molte domande: «Che cosa vediamo quando siamo costretti a far passare il nostro sguardo attraverso una cornice? Gli animali sono vivi o morti? Le persone vere o no?». Misleading impressions, appunto.

«Pelican», 2014, di Lidia Patelli (particolare)
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