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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliMilano. Svoltasi dall’8 al 10 aprile a Fieramilanocity con oltre 45mila visitatori, la XXI edizione di Miart, quarta e ultima diretta da Vincenzo de Bellis nominato curatore al Walker Art Centre di Minneapolis, proponeva principalmente dipinti, sculture, fotografie e piccole installazioni con prezzi da poche migliaia a oltre 3 milioni di euro e vendite un po’ in tutte le fasce.
Il numero non eccessivo e la provenienza variegata delle gallerie (154 da 16 Paesi) hanno determinato un equilibrio tra artisti storici e contemporanei, affermati ed emergenti, senza estenuanti ripetizioni di nomi e movimenti in auge. Insomma, se è ancora fresca l’atmosfera internazionale dell’Expo, una galleria su quattro partecipa ad Art Basel e si può contare sulla concomitanza del Salone del Mobile, la fiera non può che crescere accontentando la maggior parte degli espositori interpellati. Tra questi, Mario Cristiani della Galleria Continua spiega che «l’Expo ha fatto da traino e la fiera si è adeguata. Abbiamo visto parecchi collezionisti stranieri soprattutto svizzeri, fatto vendite tra i 20mila e i 40mila euro e stiamo per chiudere trattative importanti di Gormley e Ai Weiwei», i due artisti di punta con prezzi sui 500mila euro in stand con Hans Op de Beeck, Qiu Zhijie, Loris Cecchini e altri. Anche per Renato Cardi «la fiera ha fatto un grande salto di qualità, ma, prosegue il gallerista milanese tra opere di Donald Judd, Sol LeWitt, Calder e Melotti da 340mila a 2 milioni di euro, alcuni colleghi allestiscono malissimo gli stand. Sono molto soddisfatto delle vendite. Se Bologna fatica a diventare una fiera importante a livello europeo, Milano non perderà l’occasione». Conferma l’aumento della qualità delle gallerie e del numero di collezionisti (15% in più del 2015), Francesco Pantaleone di Palermo, lamentando però i «troppi eventi esterni che distolgono l’attenzione di chi dovrebbe essere qui soprattutto per la fiera», forse una delle ragioni per cui «le vendite sono state un po’ più lente degli anni passati, ma con un trend comunque positivo». Tra le sue proposte Ignazio Mortellaro, Loredana Longo, Lucrezia Testa, altri e Liliana Moro da 2mila a 20mila euro. Vendite leggermente sotto le aspettative anche per Alfonso Artiaco, con dipinti e installazioni di Ida Tursic & Wilfried Mille e Mathelda Balatresi da 2mila a 50mila euro. «Erano anni che non vedevo un’energia positivissima alla vernice, spiega il gallerista napoletano. Credevo di lavorare ancora di più». Meno soddisfatta invece la newyorkese Andrea S. Zieher, della galleria Zieher Smith & Horton con opere da 15mila dollari del giovane Paul Anthony Smith «che ha venduto molto poco pur suscitando grande interesse». Peggio è andata alla sua connazionale Danielle Shang della galleria Nicodim di Los Angeles e Bucarest, che afferma causticamente: «Penso che la fiera risenta dell’infelice situazione politica ed economica europea»; nel suo stand Przemek Pyszczek, Michiel Ceulers ed Ecaterina Vrana da 10mila a 20mila euro. Questo il feedback della sezione «Estabilished», nella quale Lia Rumma concludeva buone vendite con Kentridge, Spalletti, Abramovic e altri. La galleria con sede a Napoli e a Milano aveva anche uno spazio in «THENnow», dove quattro sculture in cemento da 12mila a 20mila euro di Luca Monterastelli (sold out) dialogavano con opere da 90mila a 220mila euro di Consagra (rappresentato dalla Galleria Tega di Milano) «più difficili da vendere viste anche le grandi dimensioni», spiegano gli assistenti di galleria. A dividersi tra «THENnow» e «Decades» era invece Filippo Di Carlo della Galleria dello Scudo di Verona. In «THENnow» partecipava con la Galleria Campoli Presti di Londra e Parigi che portava Nick Mauss «con un buon riscontro di vendite per le opere sui 20mila euro di piccolo formato». Questo giovane e consolidato artista era in dialogo con lavori di Gastone Novelli da 140mila ai 270mila euro della Galleria dello Scudo. «Per quel che mi riguarda, prosegue Di Carlo, abbiamo lavorato meglio nella sezione “Decades”» con dipinti del ciclo «De America» di Vedova (dai 90mila ai 260mila) e ferri spezzati di Spagnulo (dai 60mila ai 150mila euro), tutto degli anni Settanta. A beneficiare della «rivalutazione dell’arte anni Settanta, soprattutto della Performance e Body Art» era la galleria Richard Saltoun di Londra, spiega Giulia Casalini tra fotografie di performance da 2mila a 88mila euro (in parte vendute) di Marina Abramovic, Gina Pane, Valie Export, Rose English, Luigi Ontani e altri.
Vendite più lente invece nella sezione «Emergent» (Premio Emergent alla García Galería di Madrid), pochi affari per Leopold Thun della galleria Emalin di Londra con opere di Athena Papadopulos da 6.800 a 7.400 euro, e per Antonella Spano della Doppelgaenger di Bari con Christian Rainer e Tony Fiorentino da 1.500 a 15mila euro. Da segnalare infine il Premio Herno alla Galleria Wilkinson di Londra (sezione «Decades») e il Premio Rotary vinto da Francesco Jodice rappresentato dalla Galleria Michela Rizzo di Venezia (sezione «Estabilished»).
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