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Gaspare Melchiorri
Leggi i suoi articoliA Roma il Museo Pietro Canonica a Villa Borghese dal 22 ottobre all’11 gennaio ospita la mostra «I Giganti gentili: architettura e antropologia delle torri colombaie della provincia di Esfahan», a cura di Danilo Rosati, condirettore della Missione di ricerca Ismeo-Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’Oriente nella regione di Isfahan in Iran, Ilaria Elisea Scerrato, responsabile della documentazione antropologica nel quadro della Missione, e Livio Pittui, coordinatore del progetto espositivo.
La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura-Sovrintendenza Capitolina ai Beni culturali, è organizzata da Ismeo, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Le imponenti torri colombaie di Isfahan, esempi di una particolare architettura vernacolare in terra cruda, furono realizzate allo scopo di ospitare migliaia di colombi e raccoglierne il guano, utilizzato come fertilizzante naturale in agricoltura. Perlopiù cilindriche, esse potevano raggiungere i 25 metri di diametro e i 20 metri di altezza. Le pareti interne erano caratterizzate da nicchie per la nidificazione, mentre le superfici esterne erano rivestite da intonaci lisci, pensati per impedire l’accesso ai predatori.
Molte delle circa tremila torri che un tempo circondavano Isfahan risalivano al regno di Shah Abbas il Grande (1557-1628), sovrano della dinastia safavide che lasciò un’impronta duratura sull’assetto urbanistico e monumentale della città.

Una delle torri colombaie della regione di Isfahan. Foto di Gaetano Pezzella e Danilo Rosati © Progetto ISMEO Borj-e Kabotar
Il percorso espositivo si articola in tre sezioni, accompagnate da pannelli informativi in lingua italiana e inglese. L’ingresso è dedicato a introdurre il visitatore al contesto geografico, storico-culturale e sociale delle torri colombaie, evidenziandone l’origine, l’evoluzione nel tempo, l’utilizzo e l’importanza socio-economica che hanno assunto nell’ambito della vita rurale iraniana.
La seconda sezione espone due dipinti ad olio di Alberto Pasini (1826-99), facenti parte della collezione di quadri raccolta da Pietro Canonica. Le opere, eseguite durante il viaggio in Iran compiuto dal pittore tra il 1855 e il 1856 al seguito del diplomatico Prosper Bourée, includono una raffigurazione delle torri colombaie di Kunickak, testimonianza dell’immaginario orientalista dell’arte italiana dell’Ottocento. Questa sezione presenta anche al pubblico il progetto di ricerca «Borj-e Kabotar», che affronta lo studio delle torri attraverso una prospettiva multidisciplinare che combina archeologia, architettura e antropologia. L’approccio etnografico della Missione ha permesso di approfondire la relazione tra queste architetture e le comunità rurali, documentando conoscenze tramandate oralmente e analizzando le trasformazioni legate ai mutamenti d’uso. Le attività di ricognizione e rilievo architettonico, condotte con l’ausilio di tecnologie avanzate come sistemi Gis e WebGis, hanno consentito la raccolta e l’analisi di dati dettagliati sulla morfologia e sulla distribuzione delle torri nella regione.
L’ultima sala è dedicata all’analisi tipologica delle torri e presenta una ricca selezione di fotografie. Le immagini illustrano da un lato il dialogo armonico tra le torri e il paesaggio, dall’altro le peculiarità costruttive, materiche e decorative che ne caratterizzano le diverse tipologie. Si indagano anche i temi dell’abbandono, del restauro e del riuso contemporaneo.
Il catalogo della mostra, prodotto da Ismeo ed edito dalla casa editrice Scienze e Lettere (Roma), contiene testi di Danilo Rosati, Ilaria Elisea Scerrato, Tania De Nile e Carla Scicchitano e foto di Gaetano Pezzella e Danilo Rosati.

Alberto Pasini, «Caffe nelle pianure del sud della Persia», 1857