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Illustrazione di Katherine Hardy. © Katherine Hardy

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Le nuove frontiere nella vendita di azioni di opere d’arte

Artex, l’ultima di una serie di nuove iniziative, offre quote di un trittico di Francis Bacon a soli 100 dollari, ma è un buon investimento?

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Georgina Adam

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La frazionalizzazione e la tokenizzazione dell’arte sono da tempo di gran moda. Ma, sebbene l’idea di sbloccare il valore di un’opera d’arte vendendo azioni di essa esista da oltre un decennio, una serie di nuove iniziative sta prendendo piede.

Tra le iniziative più eclatanti c'è Artex Stock Exchange del Liechtenstein, co fondato dai finanzieri Principe Venceslao del Liechtenstein e Yassir Benjelloun-Touimi. Gli investitori possono acquistare azioni a partire da 100 dollari (negoziabili) dell’opera «Three Studies for a Portrait of George Dyer» (1963) di Francis Bacon, acquistata da Christie’s per 53 milioni di dollari nel 2017, sulla piattaforma alternativa Liechtenstein MTF. Le contrattazioni inizieranno il 21 luglio e seguiranno altri quadri .

Molti sfruttano la blockchain nelle loro start-up, non vedendo l’ora di mettere le mani su una parte dei 3.300 miliardi di dollari che, a quanto pare, rappresenta il valore di tutta l’arte del mondo, nei musei e in mani private. L’obiettivo è democratizzarne l’accesso e permettere agli investitori di condividere i guadagni quando viene rivenduta.

Un’altra di queste piattaforme, ad esempio, è Mintus, nel Regno Unito, che si rivolge a investitori qualificati con una base minima di 3mila dollari. Negli Stati Uniti Masterworks si rivolge agli investitori al dettaglio a un livello inferiore, anche se di recente ha ricevuto recensioni negative, in particolare per quanto riguarda i potenziali rendimenti. A giugno verrà lanciata anche Weng Art Invest, una piattaforma di trading per edizioni d’arte sotto forma di token.
Tra i nuovi operatori più colorati c'è The Rat, di Ras Al-Khaimah, uno degli emirati più piccoli degli Emirati Arabi Uniti. La sua holding spingerà «Rare Age Technologies verso nuovi livelli di esperienze digitali utilizzando token come Rare Antiquities Token e FND Token». Non ridete, per favore.

Ci sono poi piattaforme che non puntano tanto all’investimento quanto all’essere collezionisti, come Particle, avviata da Loïc Gouzer, ex predatore di Christie’s, che incoraggia gli investitori ad acquistare azioni e ad amare l’arte. Un’altra start-up, Artrium, incoraggerà i collezionisti ad acquistare azioni di opere d’arte nei musei, senza alcun guadagno se non il piacere di essere coinvolti.

Ho chiesto a Pierre Valentin, avvocato di riferimento per il mondo dell’arte, di parlarne.  Per prima cosa ho domandato a Valentin se avesse sentito parlare di controversie legali nel campo degli investimenti frazionari, «Finora no, ha risposto, ma questo è un territorio nuovo e inesplorato e ci sono molte probabilità che le cose vadano male». L’esperto sottolinea gli aspetti su cui il potenziale investitore dovrebbe riflettere attentamente: chi si occupa della due diligence e della ricerca della provenienza, come funziona l’assicurazione, come viene gestito il lavoro, come viene immagazzinato e chi prende la decisione di rivendere. «Se avete solo il 10% dell’opera, chi prende questa decisione?», e concliude: «Dal punto di vista di un avvocato, bisogna considerare attentamente questa opportunità e vorrei sapere che il team che sta dietro all’offerta ha il giusto background e la giusta esperienza».

Illustrazione di Katherine Hardy. © Katherine Hardy

Georgina Adam, 11 luglio 2023 | © Riproduzione riservata

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