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La NextGen sta plasmando un nuovo mercato dell’arte

Courtesy Frieze

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La NextGen sta plasmando un nuovo mercato dell’arte

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Come cambia il mercato: i collezionisti NextGen

Un nuovo gruppo di collezionisti dinamici e influenti, la maggior parte dei quali ancora sotto i 50 anni, sta sconvolgendo lo status quo. Georgina Adam, che sull’argomento pubblicherà un libro, ha individuato cinque macrocaratteristiche che differenziano questa generazione dalle precedenti

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Georgina Adam

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Giornalista esperta di mercato, Georgina Adam, già collaboratrice del «Financial Times», è redattrice delle pagine di Economia di «The Art Newspaper» e docente al Sotheby’s Institute di Londra. Dopo i recenti L’inarrestabile ascesa dei musei privati (2021) e Dark Side of the Boom. Controversie, intrighi, scandali nel mercato dell’arte (2019), entrambi usciti in edizione italiana presso Johan&Levi, Adam darà alle stampe a fine anno nella collana Hot Topics in the Art World, pubblicata da Lund Humphries e dal Sotheby's Institute of Art , il saggio NextGen collectors and the Art Market. Ne proponiamo una breve anticipazione. 

 

Ho passato gli ultimi mesi a studiare i NextGen, in particolare i millennial e gli appartenenti alla Generazione Z che oggi hanno tra i 30 e i 40 anni, e il loro approccio al collezionismo d’arte. Si tratta di un argomento molto caldo, perché, come sappiamo, i loro genitori e nonni stanno scomparendo e i NextGen sono destinati a ereditare somme di denaro da capogiro, insieme, in alcuni casi, a importanti collezioni d’arte. Si ipotizzano cifre da capogiro per il denaro, gli immobili e i beni di ogni tipo che passeranno ai NextGen nei prossimi 20 anni: circa 84mila miliardi di dollari, forse anche di più. E questo è importante dal punto di vista del mercato dell’arte, che conta su di loro per iniziare a comprare opere d’arte là dove i loro genitori hanno smesso. Ma lo faranno? E se sì, che cosa compreranno? 

Ecco cinque cose che ho imparato: 

1. Non hanno gli stessi gusti dei loro genitori. Be’, ovvio! Pochi vogliono imitare i propri genitori o nonni e, inoltre, non sono disposti a pagare i prezzi che gli artisti più famosi hanno chiesto fino a pochi anni fa. Ci sono molti artisti che non necessariamente accendono l’entusiasmo dei giovani acquirenti, da Jasper Johns a Robert Rauschenberg o James Rosenquist, per non parlare dei grandi maestri del passato... La NextGen ha gusti diversi, ama le artiste, i surrealisti, Basquiat, KAWS e persino Banksy

2. Sono motivati da cause a cui i loro genitori probabilmente non prestavano molta attenzione. Il cambiamento climatico è una di queste: un rapporto della Bank of America del 2023 ha rilevato che i NextGen sono due volte e mezzo più propensi dei donatori più anziani a citare il cambiamento climatico come una delle tre cause più importanti per loro. Anche la parità di genere, la tolleranza razziale e le questioni di identità sono importanti. 

3. Sfiducia nelle istituzioni. La curatrice Fatoş Üstek mi ha detto: «Dopo la Seconda guerra mondiale un cittadino pensava che se il suo Governo prendeva una decisione, era quella giusta... Ma dopo gli anni ’70, la società e la Generazione Z, che sono i figli di quella generazione, hanno iniziato a non fidarsi più del Governo. E questo ha un impatto anche sulle istituzioni culturali». E ci sorprende? Alcune fonti tradizionali di autorità, dalla Chiesa ai politici, oggi non godono più della fiducia di nessuno. 

4. Il che porta alle influenze. La NextGen si rivolge generalmente a internet come principale fonte di informazione, dalle notizie alla ricerca di artisti. «In questo i social media giocano un ruolo enorme. È possibile vedere che cosa c’è sulla bacheca di qualcuno a casa sua, su un post sul suo account Instagram. I giovani collezionisti... seguono gli influencer e vogliono far parte di quel mondo. Si tratta di un’approvazione sociale amplificata dai social media», mi ha detto Joe Kennedy della Unit Gallery di Londra. 

5. Vogliono delle cose? Con la «sharing economy», molti abitanti delle città non possiedono nemmeno la patente, figuriamoci un’auto, e sono felici di usare Zipcar, Uber ecc. E come ho notato in un podcast precedente, per i NextGen le esperienze, il «divertimento», sono spesso più importanti dei beni materiali. Ora, questo potrebbe evolversi: l’arte è uno dei trofei per eccellenza e non vedo un Picasso, per esempio, perdere la sua posizione di simbolo di status e ricchezza in tempi brevi. Ma non ho dubbi che il mercato dell’arte debba adattare la propria offerta a questa nuova generazione, ai suoi gusti, alle sue influenze e alle sue motivazioni.

 

Georgina Adam, 05 giugno 2025 | © Riproduzione riservata

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