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«La Sibilla cumana con Enea e Anchise» di Pietro Paolo Raggi (stima 15-20mila euro; particolare). © Finarte

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«La Sibilla cumana con Enea e Anchise» di Pietro Paolo Raggi (stima 15-20mila euro; particolare). © Finarte

Le insidie dell’amore barocco

Da Finarte il 16 novembre la protagonista è la pittura seicentesca (genovese, romana, napoletana...)

Elena Correggia

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Il Barocco nei suoi svariati accenti e nelle diverse declinazioni geografiche occupa un ruolo d’onore nell’asta di dipinti e disegni antichi che Finarte allestirà a Roma il 16 novembre.

A cominciare dalla scuola pittorica genovese con due tele recentemente attribuite a Pietro Paolo Raggi, di forte impronta chiaroscurale, ovvero «La Sibilla cumana con Enea e Anchise» ed «Ercole schiavo di Onfale» (stima 15-20mila euro l’uno). Lo stile dell’autore è chiaramente influenzato sia da Rubens sia da Caravaggio, mentre il significato simbolico dei due dipinti fa ipotizzare che fossero stati richiesti da un medesimo committente per celebrare l’unione di due famiglie con una nascita e al tempo stesso per mettere in guardia dalle insidie dell’amore passionale.

Sono poi presentati due lavori inediti di maestri napoletani: «Una sacra famiglia», opera giovanile attribuita a Salvator Rosa e proveniente da una nobile collezione romana (5-8mila), e con la stessa valutazione un olio su tela di ampie dimensioni di Francesco Solimena «Apollo affida il figlio Esculapio al centauro Chirone», raro esempio della tecnica del «non finito» che l’artista utilizzò nella maturità.

La scelta di effigiare eroine del mondo classico o della cristianità in pose drammatiche ma composte è propria di un altro artista di ambito napoletano, Massimo Stanzione, di cui va all’incanto «Il suicidio di Cleopatra» (35-50mila), mentre «Santa Cecilia con l’angelo», un’opera inedita di un allievo di Guido Reni, Giovan Giacomo Sementi, testimonia un’interpretazione originale e più naturalistica rispetto al mondo ideale del maestro, maturata durante il soggiorno romano di Sementi (10-15mila).

Il genere della natura morta trova invece sontuosa rappresentazione in due «Trionfi di fiori in vasi istoriati en plein air» di scuola romana della metà del XVII secolo (12-18mila) e alla stessa epoca appartiene una scenografica grande «Battaglia» di un anonimo maestro, che richiama il dinamismo delle scene di Francesco Monti, detto il Brescianino delle battaglie, e qui spicca per l’inconsueto taglio compositivo con le figure che si impongono in primo piano (18-24mila).

Il catalogo include anche alcune opere della pittura nordica rinascimentale, come la «Resurrezione di Cristo» dell’olandese Jan Van Scorel. Liberamente tratta da un’incisione di Dürer e destinata alla devozione privata, la tavola si caratterizza per un’accesa gamma cromatica, specie nei toni del giallo e del rosso fiammeggiante, e per la dovizia di particolari con cui è definito il paesaggio sullo sfondo, secondo la tradizione pittorica d’oltralpe (20-30mila).

«La Sibilla cumana con Enea e Anchise» di Pietro Paolo Raggi (stima 15-20mila euro; particolare). © Finarte

«Sacra famiglia» di Salvator Rosa (attr.) (stima 5-8mila euro; particolare). © Finarte

«Trionfo di fiori in vasi istoriati en plein air» di scuola romana, metà del XVII secolo (stima 12-18mila euro). © Finarte

«Santa Cecilia con l’angelo» di Giovan Giacomo Sementi (stima 10-15mila euro; particolare). © Finarte

Elena Correggia, 12 novembre 2021 | © Riproduzione riservata

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