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Fabrizio Padovani. © Foto Giorgio Perottino

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Fabrizio Padovani. © Foto Giorgio Perottino

Le gallerie bolognesi sono come una fiera in tutta la città

Gli appuntamenti dell’Associazione Gallerie d’arte Moderna e Contemporanea di Ascom Confcommercio rendono l’intera Bologna una grande mostra

Stefano Luppi

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Chi nei giorni di Arte Fiera, ma anche nelle settimane precedenti e nelle giornate seguenti, carta o smartphone alla mano procedesse a visitare tutte le gallerie della Associazione Gallerie d’arte Moderna e Contemporanea di Ascom Confcommercio di Bologna, alla fine avrebbe «sfogliato» una bella fetta del catalogo dell’arte contemporanea cittadino. Le gallerie associate, in questo primo periodo dell’anno, propongono un’ampia serie di personali e collettive dedicate a nomi storici del ’900 e oltre: «Le gallerie dell’Associazione di Bologna, spiega il presidente Fabrizio Padovani, sono pronte a festeggiare il 50mo anniversario di Arte Fiera, una delle fiere d’arte più storiche al mondo, con una massiccia presenza di 14 gallerie bolognesi tra gli espositori. La straordinaria qualità delle mostre in galleria, inoltre, arricchisce il programma di ART CITY Bologna, il principale evento collaterale di quella che si annuncia essere la migliore edizione di Arte Fiera degli ultimi dieci anni».

La Galleria Enrico Astuni (via Jacopo Barozzi, 3, galleriaastuni.net) propone fino al 12 gennaio la rassegna «L’opera d’arte parla», il cui percorso, con Alberto Garutti, Christian Jankowski, Jonathan Monk, Maurizio Nannucci, Gianni Piacentino e Steven Pippin, si sviluppa intorno a una celebre frase di Helmut Friedel: «L’opera d’arte parla. Questo non significa che parli tramite un linguaggio condiviso e codificato da decodificare e approvare. No, l’opera parla su livelli molto diversi, incurante che qualcuno la stia ascoltando». Dal 3 febbraio al 4 maggio sarà poi la volta di «L’altra sorgente», una mostra che mette in dialogo artiste di diverse generazioni: Marion Baruch, Suzanne Lacy, Sabrina Mezzaqui, Maria Nepomuceno, Sabrina Casadei.

Alla P420 (via Azzo Gardino 9, p420.it) fino al 20 gennaio prosegue la personale di Alessandra Spranzi «Egli rincorre i fatti come un pattinatore principiante, che per di più si esercita dove è vietato» (cfr. p. 14), mentre dal 3 febbraio al 23 marzo sarà la volta di Adelaide Cioni «Drawing for Myself». Citando le parole dell’artista bolognese attualmente in mostra alla Triennale di Milano e al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato, la mostra da P420 vuole essere «il tentativo di creare un ambiente a tenuta stagna dove non entrino le pressioni del mondo esterno, una stanza che mi porto in giro e quando voglio ci entro dentro» (cfr. p. 14).

Tra il 9 e il 31 gennaio nella Galleria Forni (via Farini 26F, galleriaforni.com) di scena la monografica «Trasparenze» di Giovanni Viola (Modica, Rg, 1981), con una ventina tra oli su tela e pastelli su carta, tutti di grande intensità emotiva. Dal 2 febbraio al 14 marzo, invece, una personale di Giuseppe Colombo (Modica, Rg, 1971), nelle cui opere c'è il tentativo di rimodellare lo spazio attraverso i volumi di oggetti, figure umane ed elementi architettonici.

La LABS Gallery (via Santo Stefano 38, labsgallery.it) propone dal 13 gennaio al 2 marzo una personale di Giulia Marchi (Rimini, 1976), il cui lavoro indaga il concetto di formazione attingendo dall’ampio percorso intellettuale dell’artista che spazia dalla letteratura alla pittura, alla cinematografia.

Julia Haumont con «Oublier, rêver» è invece alla CAR Gallery (via Azzo Gardino, 14/A, cardrde.com) fino al 13 gennaio. La personale dell’artista nata in Francia nel 1991 è la prima in Italia. Nelle sue installazioni ibride si uniscono forza e delicatezza, figurazione e astrazione. Le giovani ragazze adolescenti, scolpite in scala pressoché reale, la cui innocenza contrasta con le posture ambigue e lascive, dialogano con le composizioni tessili astratte e plasmano un nuovo universo. Seguirà dal 3 febbraio al 23 marzo la prima personale italiana di Odonchimeg Davaadorj, artista nata in Mongolia nel 1990, di cui sono esposti dipinti a olio e opere su carta. Esplorando la complessità dell’animo umano i suoi disegni delicati, dalla tavolozza caratteristica, e le sue pitture propongono ritratti dove si svelano paesaggi interiori dalle palpabili suggestioni emotive e dove piccoli schizzi rivelano qualcosa in più di ogni persona, come estratti di vita.

Appuntamento fino al 15 gennaio con «Stazionari Altrove» alla OTTO Gallery (via d’Azeglio 55, otto-gallery.it) con lavori recentissimi di Loris Cecchini, Vincenzo Schillaci, Marco Tirelli e Matteo Montani, con quest’ultimo anche in veste di curatore della mostra che affronta il rapporto tra arte e natura. Dal 27 gennaio al 27 marzo seguirà «Evocations. A Nomadic Exhibition Project». È una mostra itinerante in Europa, a cura di Lorand Hegyi, di cui OTTO Gallery è tappa italiana e che raccoglie le opere su carta di ventiquattro artisti internazionali. La mostra si snoda in un percorso espositivo in quattro sale nelle quali vengono presentati quattro diversi temi legati alla profondità dell’esperienza e dell’interiorità umana. Al centro la condizione umana con le proprie fragilità, esperienze psicologiche, sensibilità emozionali e la capacità di creare narrative personali profondamente sofisticate che non hanno la pretesa di riflettere sistemi monumentali e universali ma si focalizzano su risorse nascoste di valori.

Fino al 28 febbraio, Gallleriapiù (via del Porto 48a/b, gallleriapiu.com) presenta «OfGallleriapiu. Il ritmo va riguardato. Speciale performativo: Luca Pagan, Kamilia Kard e Marco Ginex che, spiegano dalla galleria, «mette in OFF l’attività espositiva, ma accende lo spazio con un programma transdisciplinare di talk, performance, laboratori, live set e screening. Il cubo si è sbeccato: la galleria torna salotto, spazio attraversabile, aperto a nuove conoscenze».

Da Studio G7 (via Val D’Aposa 4/A, galleriastudiog7.it) si apre il 12 gennaio (fino al 31 marzo) un progetto inedito di Daniela Comani (1965), dedicato a temi quali storia, identità e stereotipi sociali, tematiche che l’artista bolognese elabora in un ambito multimediale utilizzando il medesimo linguaggio dei mezzi di comunicazione più diffusi oggi.

Alla Galleria d’Arte Maggiore g.a.m. (via d’Azeglio, 15, maggioregam.com), invece, fino al 26 gennaio «Pop the City» di Hubertus von Hohenlohe: dopo il successo della mostra al Chiostro del Bramante a Roma, Von Hohenlohe sceglie un’ideale ulteriore occasione per presentare «Pop the City», selezione accurata delle iconiche fotografie con cui il poliedrico artista, sportivo e dirigente bancario, indaga il genere del ritratto e dei paesaggi urbani. Il suo ritratto impresso su superfici riflettenti si sovrappone all’immagine della realtà circostante.

Dal 31 gennaio al 26 aprile «Allen Jones Forever Icon» (Southampton, 1937), dedicata a uno degli storici fondatori della Pop Art britannica. Nome storico, questa volta italiano, anche per la galleria De’ Foscherari (via Castiglione, 2, defoscherari.com) dove fino al 23 febbraio è in corso una monografica di Mario Ceroli (1938), divenuto celebre per l’uso ricorrente della silhouette e l’uso preponderante del legno.

Alla galleria Di Paolo Arte (Galleria Falcone e Borsellino 4/d, dipaoloarte.it) dal 27 gennaio al 15 marzo la personale «Nicola Boccini. Lux aurea», dedicata all’artista ricercatore con attitudine alla sperimentazione dei vari processi ceramici. Si tratta della prima mostra personale in Italia dell’artista in una galleria d’arte. Saranno presentate opere di recente produzione, da concepire come sintesi tra espressione artistica e innovazione tecnica.

Alla AF Gallery (via dei Bersaglieri 5/e, afgallery.it) dal 25 gennaio al 23 marzo «Gianni-Emilio Simonetti Windows on Analogy»: «Al di là delle etichette (come la poesia verbo-visiva, per limitarmi a un esempio oggi di moda tra gli studiosi) e dei movimenti che lo hanno accompagnato (Dada, Surrealismo, Neo Dada, Fluxus), spiega il critico Riccardo Venturi, Simonetti resta uno sperimentatore infaticabile, fautore di un’insurrezione politico-poetica che, l’immagine è sua, nasconde la lima della sprezzatura nella panna montata dello spettacolo. Ogni tanto mi capita di appuntare una delle tante riflessioni che trovo nei suoi scritti, spesso sotto forma di aforismi (“L’opera è compiuta solo quando mostra ciò che ha perso. In altri termini, si arrende al vuoto”; “Nelle Campbell’s Soups di Andy Warhol l’unica cosa geniale è che non c’è la zuppa!”)».

La Galleria Stefano Forni (piazza Cavour 2, galleriastefanoforni.com) propone fino al 4 febbraio «Umberto Mastroianni. Figure e astrazioni, bronzi e cartoni 1931-96», in collaborazione con la casa editrice Cigno GG edizione Roma, allestita anche a Venezia a Palazzo Pisani Revedin. Si analizzano i due volti di Umberto Mastroianni attraverso gli importanti eventi ai quali prese parte, lo strappo tragico ed epocale del secondo conflitto mondiale e la Resistenza. A Bologna alcune carte e una scultura rappresentativa del suo lavoro. Per ART CITY Bologna la galleria ospita inoltre due artisti della collezione «do ut do» 2024: Rae Martini e Terri Pecora. Ed è inoltre presente a Palazzo Zambeccari con «Spazio 0», un’installazione di Elisa Grezzani curata da Eva Von Ingram Harpf.

L’Ariete Arte Contemporanea (via Marsili 7, galleriaariete.it) fino al 17 gennaio presenta «Pierluigi Vannozzi nello spazio del tempo» a cura di Pasquale Fameli. «In questo mio lavoro, spiega il fotografo, nato a Porretta Terme (Bo) nel 1946, il tempo sembra immobile, ma mutano le immagini all’interno di ogni inquadratura: è lei che resta fissa perché io rimango sempre nella stessa posizione, e con me restano costanti i riferimenti che ho voluto/potuto impostare. Così, nella stessa immagine, nello stesso momento, coesistono tempi diversi. Lo si vede negli scatti con il calendario di Herbert List, la serie dei fiori e dei giardini, lo scorrere del paesaggio sul treno ad alta velocità, in un portico con uno schermo sul quale scorrono le immagini di un film di Telemach Wiesinger». Dal 20 gennaio al 16 febbraio, invece, segue la personale con dipinti di Yumi Karasumaru «Learning from the past»; durante ART CITY Bologna ogni giorno sarà presentata in galleria la performance dell’artista «Breve Storia del Giappone in tre quadri e 93 parole».

La Galleria d’arte Cinquantasei fino a fine febbraio, propone la rassegna «Mirella Guasti 33-23» dove la scultrice veneziana, in occasione dei suoi 90 anni, presenta una quarantina di sculture tra terrecotte e bronzi che esaltano la figura femminile.

Fabrizio Padovani. © Foto Giorgio Perottino

Stefano Luppi, 27 gennaio 2024 | © Riproduzione riservata

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