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Daniela d’Arielli, «Ortona», 2025

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Daniela d’Arielli, «Ortona», 2025

Le attente riflessioni sul mare di Daniela d’Arielli

il progetto site specific dell’artista ortonese trasforma la Galleria Ceravento in un «porto», un luogo di passaggio e accoglienza

Il primo progetto site specific della Galleria Ceravento è firmato da Daniela d’Arielli: la galleria diventa letteralmente un «porto», luogo di passaggio e accoglienza per un fluire continuo di segni, un movimento leggero e incessante simile all’acqua, che è tra gli elementi cardine della poetica dell’artista.

Daniela d’Arielli, originaria di Ortona, nata nel 1978, costruisce questa mostra a partire da un’attenta osservazione e riflessione sul mare. Inteso come realtà geografica, fisica, chimica e biologica, il mare è anche un simbolo carico di mistero, imprevedibilità e destino. Sin dalla letteratura greca antica, è una presenza costante e centrale, così importante che una sola parola non bastava per definirlo: «thálatta» o «thálassa», ma anche «póntos» e «háls».

Per l’artista, il mare rappresenta la scenografia più intensa dell’umanità, un luogo in cui si incontrano il reale e l’ignoto, non a caso metafora del viaggio, sia fisico che interiore. Seguendo questa linea di pensiero, il titolo «La geografia è destino», che mette in relazione due concetti all’apparenza inconciliabili, acquista un significato profondo e tutt’altro che contraddittorio: diventa una riflessione sul legame stretto tra i luoghi che abitiamo e il corso della nostra vita, andando dritto al cuore della complessità dell’esistenza.

Fra le opere in mostra figura una serie di 156 acquerelli realizzati su buste da lettera trattate con acqua di mare, omaggio poetico ai porti d’Italia, pensata come un’immagine fluida, visivamente unica, indivisibile e coesa. Dedicate ai quattro porti abruzzesi (Pescara, Ortona, Vasto e Giulianova) e a quello di Lampedusa, queste carte-contenitore di messaggi, ispirate a un ricordo riaffiorato grazie al ritrovamento nella casa dei genitori dell’atlante 156 porti d’Italia, pubblicato nel 1974 dall’Istituto Geografico De Agostini, sembrano seguire un’ipotetica rotta tra le sale della galleria, guidate da una piccola stella in oro 24 carati.

Questa stella, cui è affidato il compito di racchiudere e orientare il senso del titolo della mostra, tratto da una citazione del romanzo Exit West di Mohsin Hamid e reinterpretato attraverso la lettura di Scellerate di Antonella Finucci, diventa simbolo del legame profondo tra luogo di nascita e destino individuale.

A completare il riferimento tratto da Exit West, si affianca un secondo testo che introduce il tema dell’acqua: L’Antropologia dell’acqua. Riflessioni sulla natura liquida del linguaggio di Anne Carson, opera in sintonia con molte delle tematiche care all’artista, in particolare quelle legate al movimento e allo sconfinamento.

All’interno di ogni busta sono contenute le mappe dei porti italiani, ognuna intitolata con il nome del porto rappresentato. A dare voce e profondità al progetto è il testo critico di Giulia Palladini, che con grande partecipazione accompagna il pubblico lungo il percorso narrativo e poetico della mostra.

Maria Letizia Paiato, 13 agosto 2025 | © Riproduzione riservata

Le attente riflessioni sul mare di Daniela d’Arielli | Maria Letizia Paiato

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