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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliLa passione che Eugène Delacroix nutrì per l’antichità è un tema ancora per certi versi poco noto e studiato. Lo affronta ora una mostra aperta fino al 7 marzo nell’ultima dimora-atelier dell’artista, che nel 1971 fu trasformata in Musée national Eugène Delacroix.
L’esposizione «Delacroix e l’antico» è curata da Dominique de Font-Réaulx, che è anche la direttrice del museo. Nel 1857, l’autore della «Libertà che guida il popolo», malato da tempo (morì nel 1863 di tubercolosi a 65 anni), decise di trasferirsi nella casa della rue de Fürstenberg per essere più vicino alla chiesa di Saint-Sulpice, dove gli avevano commissionato i decori pittorici di una cappella.
Nella nuova dimora, un bel palazzo di fine XVII secolo, creò un laboratorio grande e luminoso, aperto sul giardino e, ispirandosi alle dimore neoclassiche inglesi, ne ornò una delle facciate con calchi di opere antiche. Per i bassorilievi scelse scene ispirate alle battaglie di Teseo, vi associò evocazioni della Roma e della Grecia antica.
È da questo omaggio all’antico che prende spunto la mostra realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Antichità greche, etrusche e romane del Louvre e con prestiti di istituzioni prestigiose come il British Museum di Londra e la Bibliothèque nationale de France di Parigi.
Sono esposti uno «Studio di teste» che Delacroix realizzò a partire da monete antiche, prestato dal Louvre, e lo studio di «Teseo vittorioso sul centauro Euritione», dal Musée des Beaux-Arts di Digione. Sempre del Louvre è anche «Studio di uomo nudo» detto anche «Il polacco» del 1820.
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