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Francesca Romana Morelli
Leggi i suoi articoliMonica Cardarelli e Marco Fabio Apolloni, titolari rispettivamente delle gallerie romane del Laocoonte e della W. Apolloni, hanno dato vita, in partnership, alla Laocoon Gallery: una «piccola ambasciata, uno spazio extraterritoriale dell’arte italiana», la definisce Apolloni. Nel cuore di St. James's, storico quartier generale dell’arte e dell’antiquariato internazionale, lo spazio si affaccia con due ampie vetrine su Ryder Street e occupa 180 mq su due piani. Per Apolloni si tratta del «ritorno» nella città della sua giovinezza: «Una terra lontana e ora profondamente cambiata», parte integrante della sua storia familiare.
Suo padre, Fabrizio Apolloni, antiquario di fama anche nel mondo anglosassone, frequentava assiduamente Londra, fin da quando, città razionata del dopoguerra, sul mercato piovevano le opere d’arte e gli arredi antichi delle famiglie aristocratiche, obbligate a vendere a causa delle tasse laburiste. Ispirò l’amico Alberto Sordi nel suo primo film da regista «Fumo di Londra»: dai suoi racconti infatti Sordi ricavò la figura del protagonista, l’antiquario Dante Fontana innamorato della vecchia Inghilterra nella Swinging London.
Marco Fabio Apolloni iniziò come facchino da Christie’s, per volere del padre, esperienza che gli permise di prendere in mano centinaia di capolavori. Poi conseguì il diploma di Bachelor of Arts al mitico Courtauld Institute con John Shearman, Michael Hirst, Anita Brookner e, prima dello scandalo, con la spia Anthony Blunt. La Laocoon Gallery tratta dipinti, disegni, sculture e mobili, ma soprattutto la prima metà del Novecento italiano.
«La nostra arte del XX secolo non è solo Futurismo, de Chirico e pochi altri artisti ben noti fuori dall’Italia, dichiara la Cardarelli, direttrice artistica dello spazio. Esiste una vera folla di artisti eccezionali che devono essere rivelati agli amanti dell’arte di lingua inglese. La nostra battaglia avviene su due fronti: da una parte far conoscere l’arte italiana oltre la cortina dei grandi nomi e dei soliti aridi noti delle “Italian Sale”, dall’altra impiegare concetti chiari per comunicare in lingua inglese i contenuti e le peculiarità dell’arte italiana. Aveva ragione Zeri quando diceva che la prosa di molti nostri critici, come Brandi o Argan, sarebbe impossibile da tradurre in inglese».
Nella scorsa edizione estiva della London Art Week è avvenuta un’inaugurazione «zero» della galleria con una mostra su Leoncillo figurativo, esponendo il capolavoro di questo suo periodo: «Sedia, cappotto, cappello». In settembre c’è stata l’inaugurazione ufficiale con una personale dello scultore David Breuer-Weil (Londra, 1965), definito «talento colossale» da John Russell Taylor, critico d’arte del «Times».
Ispirato da Apolloni a creare un lavoro sul celebre gruppo del Laocoonte, di cui una versione manierista si trova nell’omonima galleria romana, Breuer-Weil ha concepito, in bronzo, una testa ciclopica del sacerdote troiano fatta di macerie in frantumi, come se affiorasse dalle viscere della terra per prendere fiato. In novembre è seguita una mostra su Alberto Martini (1876-1954), pittore, incisore e illustratore, dalla natura artistica enigmatica e decadente, dai forti tratti surrealisti.
Fino al 30 gennaio è aperta «XX the female gender in XXth century Italian art», in cui opere di artiste e artisti italiani come Sartorio, Afro, Funi, Melli, Raphaël, Marisa Mori, evidenziano i ruoli concessi alle donne nel mondo dell’arte fino a ben oltre la metà del Novecento: modelle e muse pazienti!
La peculiarità della mostra è di mettere in relazione l’arte tra gli inizi degli anni Sessanta del ’900 con pezzi d’arte antica della W. Apolloni: ritratti femminili dipinti da Giuseppe e Pierleone Ghezzi, Marco Benefial e altri, due gessi di mano di Canova, raffiguranti Carolina Bonaparte e Gioacchino Murat, re di Napoli. Sono in programma mostre di arte antica: Felice Giani, Bartolomeo Pinelli, Pelagio Palagi e «Rome ridicule» sul disegno di caricatura a Roma, un genere nato nella città papale con Bernini, poi diffuso e imitato in Europa.

Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli
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