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Lacrime, mutande e Demoiselles

Luana De Micco

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Raccontare la genesi e le tappe di un mito. È l’obiettivo della mostra «Picasso.mania» che si tiene alle Galeries Nationales del Grand Palais dal 7 ottobre al 29 febbraio, 48 anni dopo la grande retrospettiva che l’istituzione parigina aveva dedicato al maestro spagnolo, all’epoca ultraottantenne, nel 1967. Alla mostra hanno collaborato il Centre Pompidou e il Musée Picasso di Parigi, che quest’anno compie trent’anni.

Lungo il percorso, cronologico e tematico, i capolavori dell’artista spagnolo, dalle prime nature morte cubiste fino ai «Mousquetaires» delle esposizioni di Avignone del 1970 e 1973 (anno della sua morte), dialogano con le opere degli artisti contemporanei da lui influenzati o ispirati.

Già nel 1963 Roy Lichtenstein dipingeva «Woman with Flowered Hat», pensando ai ritratti di Dora Maar: l’opera è stata prestata per l’occasione dalla Roy Lichtenstein Foundation di New York.

Nel 1985 Jasper Johns  dipingeva la serie «The Seasons» citando «L’ombra» di Picasso del ‘53 (tutti e quattro i quadri sono riuniti al Grand Palais). Anche le pitture in serie «Heads» di Andy Warhol sono ispirate a Picasso. Diversi esemplari arrivano da collezioni private parigine e londinesi.
Sempre negli anni Ottanta Martin Kippenberger si metteva in scena negli autoritratti ispirati alla famosa fotografia di Picasso in mutande XXL realizzata da David Douglas Duncan.

Manifesto del Cubismo, nonché icona della picassomania collettiva, «Les Demoiselles d’Avignon» è stato più volte rivisitato, da Faith Ringgold e Robert Colescott, Sigmar Polke, Richard Prince e da Jeff Koons. In mostra ci sono anche il «pupazzo» di Picasso col testone e le braccia alzate realizzato da Maurizio Cattelan che, animato da un attore, accoglieva i visitatori al MoMA di New York nel 1998 e il ritratto che il pittore franco-cinese Yan Pei-Ming gli dedicò nel 2009. 

Luana De Micco, 23 settembre 2015 | © Riproduzione riservata

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