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La testimonianza di cinque cucchiaini di caffè

La crisi dell’arte consiste nella sua astensione dalla vita: riediti i saggi di Edoardo Persico

Alessandra Ruffino

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Sotto il titolo Notizie dalla modernità, Aragno ha dato alle stampe una riedizione di tutte le opere di Edoardo Persico (1900-36). Se il curatore Giuseppe Lupo si è limitato a riprodurre, senza integrarlo o aggiornarlo, l’apparato di note di Giulia Veronesi (appendici e immagini escluse), editor nel 1964 di tutti gli scritti di Persico, la scelta da questi operata di presentare i testi in sequenza cronologica (nel ’64 erano raggruppati per temi), ha il merito di restituire al lavoro del critico il carattere di continuum tumultuoso ed eclettico. 

«Non esiste un solo Persico, ma una galleria multiforme di figure», nota Lupo tratteggiando la geo-biografia di un napoletano che va a Torino a far l’operaio alla Fiat (e nel mentre si dà un gran daffare nell’editoria e nello scouting artistico), quindi da lì a Milano, ove si mette alla guida della galleria Il Milione e di «Casabella», rivista dalle cui colonne annuncia il verbo della modernità in modi e toni poco usuali in un’Italia dove i cittadini di Strapaese erano maggioranza («Cinque cucchiaini di caffè possono documentare, in fatto di gusto, assai più di un lungo trattato. Un oggetto di così larga diffusione è sempre un simbolo di civiltà: il cucchiaio inglese e quello svedese fissano, per chi sappia leggere, due tipi umani», asseriva in un articolo del 1932). 

Al pari di Gobetti, suo modello, Persico ritiene che fare cultura significhi compiere un’azione politica in chiave antiprovinciale: «Come europeo moderno, scriveva nel 1927, ritengo che nulla possa impedire alle parole, ai colori, ai volumi, ai suoni di oltrepassare le frontiere. La nuova cultura promette di essere non tanto provinciale quanto europea, e sarebbe assurdo respingere qualcosa o qualcuno da questo concerto» (Lettera a sir John Bickerstaff). Righe che colpiscono, queste, sia contestualizzate nel loro tempo, allorché il Duce da già cinque anni reggeva le (male)sorti d’Italia, sia rilette 90 anni dopo, in una fase di redivivi rattrappimenti nazionalistici. 

Spirito libero, Persico auspica «una coscienza sognatrice e idealistica che si sostituisca incessantemente ad una umanità pratica e diabolica» (Sei note per Monza, 1930), individua nel divorzio tra artista e pubblico un punctum dolens («La crisi dell’arte moderna consiste, in fondo, nella sua astensione dalla vita: l’artista che non sente intorno a sé il suo pubblico è indotto a creare opere senza destinazione») e denuncia: «La critica, com’è praticata oggi, è una chiacchierona slombata e compiacente». 

Il rapporto col suo secolo non è pacifico: proclama le ragioni del moderno con più forza e contezza di tanti altri, esprimendo d’altro canto estraneità a un Novecento dominato dall’indifferenza per il bello e il vero (quando non dal boicottaggio della Verità), dalla «negazione del mistero» e dalla passione del male, «il numero in cui si acquietano tutti i sentimenti contraddittorii dei contemporanei».

Ben fatta, in questa riedizione, la scelta di aprire la raccolta con quello straordinario testo-manifesto che è La città degli uomini d’oggi (1923), sola opera compiuta di Persico, utile a misurare la temperatura di una personalità impaziente, febbrilmente curiosa e dibattuta nella contraddizione di credere nel futuro senza aver tempo di aspettarlo. Pur con qualche eccesso d’idealismo utopico/apocalittico, scusabile in un ventenne di così immenso talento, il testo rivela anche le doti di aforista del critico: «il mondo è un deserto popolato di uomini», «il viaggio dà agli sciocchi un’istruzione che aumenta la loro stupidità», «lavorare è semplice; ma è difficile riposare» ecc. 

«Sono una di quelle nature inhabiles à tout ce qui n’est pas l’œuvre divine. Obbedisco alla Poesia; perciò tento l’Arte», rivendicava con ingenua baldanza di ragazzo nello stesso scritto. E coi suoi slanci, i misteri, l’incompiutezza feconda, quell’arte non ha perso il suo vivo carisma.  q Alessandra Ruffino

Notizie dalla modernità. Tutte le opere 1923-1935
di Edoardo Persico
a cura di Giuseppe Lupo
2 voll., 1.184 pp., ill.
Aragno, Torino 2016
€ 60,00

Alessandra Ruffino, 06 marzo 2017 | © Riproduzione riservata

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