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La sconfitta del Louvre

Luana De Micco

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Nel 1907, alla sua morte, Henry Vasnier, che per mezzo secolo era stato direttore della maison di champagne Pommery, oltre che grande collezionista e mecenate, lasciò in eredità alla città di Reims 600 opere d’arte, tra cui tele di Courbet, Corot, Millet, Boudin e Manet, accompagnate da un lascito di 100mila antichi franchi d’oro, ma a una condizione: che il denaro venisse utilizzato per aprire un museo in cui allestire e prendersi cura delle opere che lui aveva raccolto con tanta passione dal 1863, quando acquisì il primo «Paysage à Magny-les-Hameaux» di Léon Flahaut. In caso contrario, aveva ammonito, la sua collezione sarebbe stata ceduta al Louvre.
Il museo parigino avrebbe integrato volentieri i dipinti di impressionisti e postimpressionisti ed esponenti della Scuola di Barbizon, nonché i tanti oggetti d’arte del primo Novecento firmati Emile Gallé, tra cui il vaso di cristallo soffiato detto di «Victor Hugo». Invece le ultime volontà di Vasnier furono rispettate e nacque il Musée des Beaux-Arts di Reims, che dal 1913 occupa l’antica abbazia di Saint-Denis, a due passi dalla cattedrale gotica con il famoso angelo che sorride.


Ma è la prima volta che parte della collezione viene esposta alla Villa Demoiselle, la dimora che il collezionista si fece costruire in un elegante stile Art Nouveau.
La villa è rimasta in abbandono per anni; poi, nel 2004, è stata acquistata da Paul-François e Nathalie Vranken, proprietari dell’impero Vranken-Pommery, che nel 2009 l’hanno fatta restaurare e aperta alle visite. Fino al 25 maggio è proprio in questa ancora poco nota casa museo nella terra dello Champagne (iscritta a luglio nella lista del Patrimonio mondiale dell’Unesco), che si tiene la mostra «Henry Vasnier. Le passioni moderne di un collezionista audace».
«Vasnier si interessò molto presto all’arte, osserva Catherine Delot, direttrice del Musée des Beaux-Arts di Reims. È l’emblema del collezionista eclettico del XIX secolo aperto un po’ a tutto, pittura, scultura e arti decorative, e del ricco borghese che esibiva il suo successo investendo nell’arte. Sin dall’inizio si orientò con risolutezza verso l’arte moderna del suo tempo, ma non esitò a rischiare con artisti più innovativi». 


La mostra si articola intorno ai temi del paesaggio, della ceramiche e delle donne. Apre il percorso, al piano terra, «Féérie nocturne. Exposition universelle de Paris, 1900» di Maxime Maufra. Tra il salone con i lampadari Baccarat e la sala da pranzo, con il tavolo e la credenza decorati da foglie di vite scolpite nel legno massiccio, opera di Gallé, sono esposti i paeasaggi di Corot («La pêche en barque auprès des saules»), Courbet («Les bords du lac Léman»), Harpignies («L’Aurore») e Boudin («Le port de Bordeaux»). Al centro della biblioteca del primo piano è presentato il busto di marmo della famosa ballerina Cléo de Mérode, opera di Alexandre Falguière. Al secondo piano ci si imbatte nel capolavoro di Henri Fantin-Latour, «Le Lever», mentre nelle eleganti camere da letto, oltre alle sculture immacolate di Dalou e Bertholomé, è allestito «Le Sommeil» di Charles Chaplin.

Luana De Micco, 01 dicembre 2015 | © Riproduzione riservata

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