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Maddalena Iodice
Leggi i suoi articoliIn occasione della sua prima personale a Milano, l’artista americana Jenna Gribbon riflette sul senso di famiglia, che evoca attraverso frammenti di vita quotidiana, nelle sue intime e dolcissime imperfezioni. In «Rainbows in Shadows», Gribbon, la compagna Mackenzie, il figlio Silas e il loro cane Sylvia abitano, attraverso pennellate luminose e vibranti, le stanze preziose di Casa Corbellini-Wassermann, capolavoro razionalista progettato da Piero Portaluppi tra il 1934 e il 1936 per una famiglia di imprenditori farmaceutici. Lo spazio, oggi sede milanese della galleria MASSIMODECARLO, accoglierà la mostra dal 5 giugno al 6 settembre.
In un’epoca in cui è sempre più necessario imparare a rendere visibile ciò che spesso resta invisibile, il valore della pratica pittorica di Jenna Gribbon risiede soprattutto nella sincerità dello sguardo: quello dell’artista, dei soggetti ritratti che ai suoi occhi rispondono, e dell’osservatore. Gribbon è infatti capace di raccontare il proprio vissuto invitando chi guarda a partecipare empaticamente, piuttosto che a consumare passivamente l’intimità delle sue immagini. Muovendosi tra grandi tele e piccoli formati, ci si trova testimoni di momenti semplici e delicati: Mackenzie che cambia un vinile nell’atmosfera soffusa del soggiorno, Jenna riflessa nello specchio del bagno mentre la compagna si lava i denti, la luce del sole che accarezza il pelo del loro cane. Gesti quotidiani, universali, familiari. «La mia speranza, racconta l’artista, è che la trasfigurazione pittorica della mia empatia verso i soggetti che ritraggo possa aprire nello spettatore una modalità più profonda di vedere e sentire».

Un’opera di Jenna Gribbon in mostra da MASSIMODECARLO. Courtesy MASSIMODECARLO
Attraversando e riformulando i codici di una tradizione pittorica storicamente dominata dallo sguardo maschile, Gribbon rivendica l’urgenza di restituire visibilità autentica alle relazioni queer, sottraendole a narrazioni stereotipate o eccessivamente idealizzate. La dimensione domestica e la famiglia sono da tempo presenti nella sua opera, ma se in passato si intrecciavano in modo più sottile a esplorazioni sul desiderio femminile e sul legame madre-figlio, in «Rainbows in Shadows» emergono con maggiore chiarezza e forza, rispondendo con poetica determinazione a un contesto politico segnato, come sottolinea l’artista, da «una crescente ostilità nei confronti delle famiglie LGBTQ+ da parte tanto del governo statunitense quanto di quello Italiano». In questo scenario, per Gribbon diventa fondamentale «mostrare la bellezza e la normalità della vita familiare nelle coppie dello stesso sesso».
Il titolo della mostra, «Rainbows in Shadows», riassume con efficacia il cuore della sua ricerca e l’impulso della mostra: vivere con intensità anche nei tempi più oscuri, riconoscere il potere dell’amore nei suoi gesti più semplici, e custodirne la forza trasformatrice. «Un arcobaleno non può davvero apparire in un’ombra, se accade, è magia», afferma Gribbon. «È così che sento la mia vita domestica e familiare in questo momento: uno spettro completo di colori che esiste in modo improbabile sotto l’ombra imponente di un’epoca cupa»