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La riapertura, lo scorso 12 marzo, della Cripta del Santo Sepolcro dopo 50 anni di inaccessibilità ha comportato interventi di restauro significativi che tuttavia rappresentano solo il primo passo del lungo (e costoso) percorso che consentirà di recuperare al meglio questo antichissimo spazio sacro, sorto accanto al Foro di Mediolanum, di cui sono visibili tracce significative nei sotterranei della Veneranda Biblioteca Ambrosiana cui attiene anche la chiesa
Documentata dal 1030 con la dedicazione alla Santissima Trinità, la chiesa fu intitolata al Santo Sepolcro nel 1100, con la prima Crociata. Sin dalla fondazione era dotata di una cripta, pavimentata con marmo bianco di Verona quasi certamente di spoglio dal contiguo Foro, che esibisce identica pavimentazione. In seguito vi fu collocata una copia del Santo Sepolcro (opera di Maestri campionesi del primo Trecento) e poiché san Carlo Borromeo era solito ritirarsi in preghiera in questa Cripta, che definiva «palestra dello Spirito Santo», dopo la sua canonizzazione vi fu posta la statua in terracotta che lo raffigura inginocchiato.
Il primo lotto di restauri, avviato nel 2015 su progetto di Gaetano Arricobene grazie al finanziamento di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo, era finalizzato alla riapertura e al restauro della pavimentazione. Ripristinato l’accesso esterno, si è dunque resa la Cripta indipendente dalla chiesa e dalla Biblioteca Ambrosiana. Sono poi state risanate le murature rimuovendo il vecchio intonaco cementizio per 2,50 metri di altezza e lasciando liberi i muri fino a che, in un lotto successivo, non sarà posato un intonaco deumidificante (nel frattempo è stato installato un sistema di deumidificazione elettrofisica). Sistemati anche pluviali e pozzetti, il cui cattivo funzionamento aggravava l’umidità di risalita.
Molto resta però da fare, con un impegno previsto di spesa di 2 milioni di euro di cui la Veneranda Biblioteca Ambrosiana al momento non dispone. Spiega Arricobene: «Gli interventi riguarderanno le pareti e le volte, nelle quali, sotto allo scialbo, sono conservate decorazioni murali medievali che, grazie a numerosi tasselli stratigrafici, crediamo ricoprano l’intera superficie delle volte e buona parte delle pareti (circa 1.300 metri quadrati, Ndr). Occorrerà inoltre perfezionare l’attuale dotazione illuminotecnica e realizzare un efficace sistema di climatizzazione per preservare le pitture murali, una volta riportate alla luce, dai danni causati dall’umidità generata dai visitatori». L’appello va a sponsor e mecenati che opererebbero in quello che Leonardo in una mappa del Codice Atlantico conservato proprio all’Ambrosiana aveva individuato come il vero cuore della città.
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