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Riccardo Deni
Leggi i suoi articoliC'è un suono che torna, dopo più di mezzo secolo, come un battito, forse, o il fruscio di una pagina che si apre. Dopo cinquantatré anni di silenzio, la storica Rivista della Biennale di Venezia è riemersa qualche mese fa e il suo eco si è già propagato lungo tre numeri, uno nel 2024 e due nel 2025. E ora è in arrivo anche il 3/2025, intitolato Materia prima / Raw Material. Lo fa, come sempre, a modo suo: su carta. Nessuna app, nessun link, nessuno scroll. Solo l’attrito tra le dita e la pagina, l’odore della stampa, il peso fisico delle idee.
Pubblicato in occasione della 82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il nuovo numero affronta uno dei dilemmi più intensi del nostro tempo: il rapporto tra digitale e realtà materiale. In un mondo dominato da Big Data, Intelligenza Artificiale e realtà virtuale, la Rivista sceglie di porre al centro la res extensa. Ovvero la sostanza estesa, il corpo, la carne, l’esperienza che si fa presenza. Il titolo stesso, Materia prima, è un manifesto. Un invito a ricordare che prima dell’algoritmo c’è il gesto, prima del flusso c’è il corpo, prima del pensiero c’è il respiro.
Il cuore pulsante del volume è un intreccio di voci che, da ambiti diversi, convergono su una riflessione comune: la necessità di ritrovare una connessione autentica con il mondo. C’è il pensiero affilato di Massimo Cacciari, che ribadisce come l’intelligenza - quella vera - non possa mai dirsi smaterializzata, né separata dalla corporeità. C’è il corpo che si fa geografia nelle parole del coreografo Antony Hamilton, per cui la danza diventa mappa dello spazio e del tempo. E poi il cinema che tocca la fede, con il regista Massimo D’Anolfi, che racconta il pellegrinaggio a Fátima come un atto di fede vissuto attraverso la fatica e il cammino, esperienza tangibile che resiste alla virtualità.
L’universo tecnologico non è escluso, ma reinterpretato. Lo scrittore e teorico Bruce Sterling, figura chiave del cyberpunk, ripercorre le frizioni e le fascinazioni di un immaginario dove la tecnologia è ponte, non frattura, tra corpo e cultura pop. E in questa direzione si muove anche il campione paralimpico Daniele Cassioli, che offre una testimonianza vibrante sul modo in cui la tecnologia può diventare un’estensione dell’essere umano, un potenziamento che però non cancella la carne, ma la completa.

C’è anche chi invita a guardare oltre le dicotomie. Come Hugo Mujica, poeta e pensatore, che riflette sul superamento dell’opposizione tra materia e spirito, nella ricerca di un’unità che non rinunci alla profondità. O come Gino Gerosa, cardiochirurgo, in dialogo con Vincenzo Milanesi, che indaga il corpo come frontiera scientifica, luogo di innovazione e, insieme, di limiti da comprendere più che da superare. E ancora Alberto Biasi, artista che ha fatto del movimento e dell’espansione il centro della propria ricerca visiva, racconta come la materia possa farsi linguaggio, vibrazione, esperienza.
A rendere questo numero un oggetto d’arte a tutti gli effetti, sono anche le immagini. La copertina è firmata dall’artista Mari Katayama, con l’opera on the way home #005 (2016), mentre la quarta di copertina propone leave-taking #013 (2021), sempre di Katayama, già presente alla Biennale Arte 2019. Due opere che interrogano con delicatezza il corpo, la sua trasformazione, la sua resilienza.
Realizzata esclusivamente in formato cartaceo, la Rivista si distingue inoltre per un apparato iconografico ricchissimo, che spazia tra l’Archivio Storico della Biennale e raccolte fotografiche nazionali e internazionali. Tra le fonti visive: l’Archivio Teatro Stabile di Torino, la Fototeca Cinema e la Fototeca Teatro, oltre a prestigiose gallerie e studi, come Flowers Gallery, Studio Ancarani, ZERO…, Isabella Bortolozzi Galerie. Le fotografie sono firmate da nomi come Ela Bialkowska (OKNO Studio), Massimo D’Anolfi, Davide Ferrante, Pieter Hugo, Nadav Kander, Michele Palazzi, Pamela Randon, Italo Rondinella, Martin Usborne, Michael Wolf. Le illustrazioni sono di Lorenzo Mattotti, artista il cui tratto è già narrazione, già corpo.
Non un semplice contenitore, ma un laboratorio editoriale vivo, dove si incontrano e si confrontano arti visive, architettura, danza, musica, teatro, cinema, insieme alle scienze e alla letteratura. Ogni numero - a cadenza trimestrale - è monografico e accoglie interviste, racconti, testimonianze, dialoghi e contributi inediti, in un tessuto linguistico che lascia spazio alla sperimentazione grafica e alla contaminazione tra codici.
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