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«Rhapsody in blue 2» (2023), di Salvatore Cuschera

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«Rhapsody in blue 2» (2023), di Salvatore Cuschera

La manualità severa e sorvegliata di Salvatore Cuschera

La Paula Seegy Gallery ospita una quarantina di lavori di piccole e medie dimensioni realizzati nel Regno Unito dall’artista siciliano

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Ada Masoero

Giornalista e critico d’arte Leggi i suoi articoli

Artista-faber per eccellenza, abituato com’è a servirsi di una manualità severa e sorvegliata (scelta oggi così rara) ma anche artista-fabbro perché con caparbia determinazione lavora da sempre con il ferro, Salvatore Cuschera (1958) si serve di questo materiale «ostile» con sapienza antica, forgiandolo, piegandolo, comprimendolo in lastre e saldandolo con maestria. Ingaggiando insomma, quotidianamente, il suo confronto con una materia non solo difficile da lavorare ma tutt’altro che accattivante nell’apparenza, da cui Cuschera sa ricavare sculture di grande forza espressiva e simbolica ma anche, talora, di apparente leggerezza.

Paula Seegy Gallery presenta dal 21 marzo al 25 aprile la personale «Salvatore Cuschera a tutto tondo», curata da Luigi Sansone, che vi ha riunito 40 opere di piccole e medie dimensioni, lavori a parete e installazioni, in larghissima misura inediti, realizzati nell’ultimo decennio nel Regno Unito, dove Cuschera ha soggiornato e lavorato lungamente.

Servendosi anche di elementi di ferro riciclato, in nome del rispetto per l’ambiente, l’artista ha creato una serie di sculture a tutto tondo fatte con ferro forgiato e patinato con una miscela di sua invenzione che ne enfatizza le forme, quando non acceso da vivide pennellate di colore.

Con queste sculture sono in mostra lavori a parete di lamiera lavorata, piegata, saldata e patinata, in cui, nota Luigi Sansone, «lastre di ferro di vari spessori si compongono di piani che si sovrappongono, si aprono in ali, si articolano in sagome geometriche irregolari. L’alternarsi di cavità, rilievi, pieni e vuoti genera un frammentato e discontinuo chiaroscuro fatto di frequenti e repentini passaggi dalla luce all’ombra».

Fra questi, l’installazione «Seven Sisters», 2018, formata da sette pezzi autonomi ma fra loro interrelati, che sono l’omaggio dell’artista alle spettacolari scogliere di gesso, così battezzate, affacciate sul Canale della Manica: lamiere ondulate, accese d’azzurro, evocano qui le onde da cui si alzano i volumi di quelle imponenti formazioni geologiche continuamente rimodellate dagli agenti atmosferici.

Ferro dunque ma anche, all’opposto, opere realizzate con il tessuto, scaturite da un viaggio di Cuschera in Mali e in Senegal, dove i Bambara realizzano tessuti rituali («bogolan») formati da sette strisce di tessuto immerse in una tintura vegetale. Lui si serve invece di un procedimento di cucitura meccanica con cui traccia disegni colorati, talora rinforzati dal suo intervento pittorico, con cui evoca quel mondo sciamanico.

«Rhapsody in blue 2» (2023), di Salvatore Cuschera

«Fra cielo e terra impressioni su Bogolan 3» (2009), di Salvatore Cuschera

Ada Masoero, 19 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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La manualità severa e sorvegliata di Salvatore Cuschera | Ada Masoero

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