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Installation view, Leonor Fini / Stanislao Lepri , Tommaso Calabro Venice . Courtesy Tommaso Calabro Photo: Silvia Longhi

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Installation view, Leonor Fini / Stanislao Lepri , Tommaso Calabro Venice . Courtesy Tommaso Calabro Photo: Silvia Longhi

La magia dei battiti impercettibili. I molteplici occhi di Leonor Fini e Stanislao Lepri a Venezia

La mostra da Tommaso Calabro prosegue l’esplorazione dell’universo visionario di Leonor Fini (1907-1996) e Stanislao Lepri (1905-1980) presentando una selezione di opere realizzate tra gli anni Trenta e Settanta. E' visitabile fino al 6 dicembre prossimo

Chiara Celoria

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Leonor Fini / Stanislao Lepri è l'ultima mostra della Galleria Tommaso Calabro di Venezia. L'esposizione prosegue l’esplorazione dell’universo visionario di Leonor Fini (1907-1996) e Stanislao Lepri (1905-1980) presentando una selezione di opere realizzate tra gli anni Trenta e Settanta che include disegni, studi teatrali e lavori grafici di Leonor Fini, accostati ai paesaggi visionari e ai personaggi elusivi di Stanislao Lepri. Senza seguire un criterio cronologico o tematico, le opere instaurano un dialogo fatto di rimandi simbolici e consonanze formali che mettono in luce la sintonia profonda tra le due personalità, unite da oltre quarant’anni di convivenza e collaborazione artistica.

Nel 1959 Leonor Fini, pittrice ascritta alla compagine surrealista ma mai volutamente identificatasi come membro, si trasferisce nella casa parigina di Rue de la Vrillière 8 con i suoi compagni di vita Konstanty Jeleński e Stanislao Lepri e vi abita fino alla morte, avvenuta il 18 gennaio 1996. Lepri, esponente dell’aristocrazia romana papalina divenuto console d’Italia nel Principato di Monaco e a Bruxelles, l’aveva incontrata a Monaco nel 1942, in fuga dall’occupazione nazista di Parigi, e ne era rimasto folgorato. In quegli anni, supportato dalla compagna, aveva iniziato a dipingere fino ad abbandonare progressivamente la carriera diplomatica e dedicarsi soltanto alla pittura.

Fini ha goduto di una certa fama in vita, ma la sua opera, imperniata sui temi del mito, dell’eros e del rituale, ha subito una rinascita d’interesse in anni recenti, soprattutto grazie all’inclusione nella 59a Biennale d’Arte di Venezia, 2022, The Milk of Dreams, curata da Cecilia Alemani, e nella mostra Surrealism and Magic: Enchanted Modernity, curata nello stesso anno da Gražina Subelytė, tenutasi prima alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, poi al Barberini Museum di Potsdam. Lepri non vanta la stessa storia espositiva, benché presente in numerose collezioni istituzionali internazionali. Entrambi sono al centro di un processo di riscoperta e riconsiderazione critica condotto da Tommaso Calabro, che rivela un’attenzione particolare agli artisti eccentrici, marginali o indipendenti rispetto ai movimenti ufficiali. La mostra li espone insieme in una doppia personale, affiancando a disegni, studi teatrali e grafiche di Fini numerosi dipinti di Lepri, realizzati tra gli anni Trenta e Settanta.

Lepri si impone con immagini caratterizzate da figure sospese ed erranti, calate in paesaggi che sfuggono alla geometria euclidea e che, riprendendo le parole di un critico che di lui ha scritto molto, Roberto “Janus” Gianoglio (1927-2020) “utilizzano un tempo diverso da quello fisico, nessun orologio potendo mai scandirne gli impercettibili battiti, quel segreto trascorrere d’una frazione di tempo che ha leggi opposte a quelle dell’universo materiale a noi conosciute”.A un primo sguardo d’insieme, è evidente un contrasto con la ricchezza allestitiva e la rilevanza dei lavori di Leonor Fini esposti nel 2022 in Leonor Fini. Italian Fury, curata da Francesco Vezzoli nello spazio che ospitava Tommaso Calabro in Piazza San Sepolcro a Milano. I suoi disegni fanno capolino con timida compostezza tra i deserti infernali, le macabre visioni post apocalittiche e le trasposizioni dell’Acheronte di Lepri.

Gli interni di Palazzo Donà Brusa sono una cornice di per sé splendida ma insufficiente ad elevare gli scabri disegni e bozzetti scenografici di Fini che, pur avendo il pregio di non essere mai stati esposti e di essere stati scovati con il gusto e lo scouting approfondito che contraddistingue la direzione della galleria, non sono così esemplificativi della sua poetica e faticano a sostenere il dialogo con un altro artista. L’accrochage della mostra, che non segue un criterio cronologico o tematico, ma è pensato per creare un’interlocuzione spontanea tra le due personalità, evidenzia le differenze più che le similitudini. Comun denominatore è certamente la concezione magica dell’umano, che in Fini si radica nel potere perturbante del femminile, materno e matrigno al contempo, esaltato forse solo nello splendido paravento ispirato alle quattro stagioni situato al centro del portico, mentre in Lepri si associa ad angeli della morte, spettri dolorosi, maghi (come Le prestidigitateur, 1946), diavoli abbigliati di rosso che riportano alla mente Woland de Il Maestro e margherita.

Convince l’assenza di riferimenti prevedibili alla relazione amorosa tra i due, peraltro non esclusiva, che è cardine invece di Ménage à trois, mostra quasi concomitante presentata a Londra da Lévy Gorvy Dayan, che a Fini e Lepri affianca opere della pittrice polacca contemporanea Aleksandra Waliszewska. Allusioni a un legame sentimentale affiorano nei cinque doppi autoritratti firmati da Lepri, dove l’artista si autorappresenta, con ironia e devozione, come fantoccio, manichino o cavaliere al servizio della propria dama. La stessa complicità traspare nei deliziosi tributi ai gatti – creature predilette dalla coppia e onnipresenti nel loro immaginario – tra cui spicca l’originale olio su pietra Chat sur pierre (1973) di Fini.

Se è pur vero che la selezione delle opere in mostra a Venezia conta forse troppi pochi dipinti di Fini per giustificarne la precedenza nel titolo, è notevole che una galleria così giovane, per età anagrafica di chi l’ha sviluppata e per anni di presenza sul mercato, riesca a portare avanti una ricerca elegante e di nicchia sul Novecento. Sarà interessante vedere gli sviluppi futuri del secondo mercato, e se la sfida di coniugare rigore storico e sensibilità contemporanea potrà ancora essere vinta.

Installation view, Leonor Fini / Stanislao Lepri , Tommaso Calabro Venice . Courtesy Tommaso Calabro Photo: Silvia Longhi

Chiara Celoria, 18 novembre 2025 | © Riproduzione riservata

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