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Particolare dell’opera «Eroica» di Umar Rashid

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Particolare dell’opera «Eroica» di Umar Rashid

La leggenda di Rashid allo Studio d’Arte Raffaelli

Opere d’arte grafiche e pittoriche dell’artista americano tornano nella galleria trentina a cinque anni dall’ultima mostra

Camilla Bertoni

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Tra colonialismo storico o presunto si muove il fantasioso tema della mostra  «La Leggenda di Dolomiti» aperta fino al 3 giugno allo Studio d’Arte Raffaelli: le opere di Umar Rashid che vi sono esposte sono ispirate a La leggenda di Dolomiti, per l'appunto. Dolomiti in questo caso è inteso come il soprannome del protagonista della leggenda evocata, una saga immaginata dall’artista e ambientata alla fine del ‘700: il suo eroe è nero e lotta per proteggere le popolazioni locali, a cui la mostra è dedicata, dalla prepotenza e dalla violenza del colonialismo inglese e francese. Il suo nome è Guy, un mercenario caraibico di buon cuore che la gente del posto amava così tanto da dargli il nome delle loro montagne.

Umar Rashid (conosciuto anche come Frohawk Two Feathers) nasce nel 1976 a Chicago (Illinois, Usa): figlio di un drammaturgo, cresciuto nel teatro, laureato in cinema e fotografia, affascinato dalla storia dell’impero franco-inglese, ha sviluppato negli ultimi vent’anni un’espressione artistica dove quel mondo viene portato nella contemporaneità, in una mescolanza di aspetti, anche sommersi, dalle testimonianze colonialiste e tradizionaliste alla quotidianità delle persone di colore, riferendosi ai fenomeni di emarginazione e alla mescolanza di razza, genere e classe.

In mostra opere grafiche, ispirate alla tradizione ottocentesca celebrativa degli eroi delle epopee indipendentiste, rivisitata in chiave contemporanea e ironica, e pittoriche, di grande dimensione e di grande intensità cromatica, con una carica espressiva che si avvale della forza del gesto così come del primitivismo di segno naif. Umar Rashid la chiama «narrativa site specific», ovvero una reimmanginazione della storia legata di volta in volta alla storia coloniale (reale o immaginaria) dei paesi in cui espone.

«Attraverso più cicli di opere su carta e su tela, spiega Camilla Nacci, autrice insieme a Grégory Pierrot del testo nel catalogo che accompagna l’esposizione, realizzati a partire dal 2019 fino alle opere inedite del 2024, si intrecciano storie d’amore, intrighi di corte, battaglie, vittorie e sconfitte che accostano sempre all’opera d’arte anche il racconto legato ai protagonisti rappresentati. La vera rivoluzione nel suo lavoro, oltre alla piacevole estetica formale della sua pittura, consiste nel portare l’attenzione sulla popolazione nera, restituendo dignità e importanza ai suoi personaggi, altrimenti dimenticati». Già presente in questa galleria nella collettiva «the Fate of Empires» del 2019, l’opera di Umar Rashid è stata ospitata in istituzioni pubbliche come il MoMA PS1 di New York, che gli ha dedicato una ricca mostra personale, o lo Zeitz MOCAA di Cape Town in Sudafrica, che annovera alcune sue opere in collezione permanente.

Particolare dell’opera «Eroica» di Umar Rashid

Camilla Bertoni, 23 marzo 2024 | © Riproduzione riservata

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La leggenda di Rashid allo Studio d’Arte Raffaelli | Camilla Bertoni

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