Armando Testa

Foto: Gemma De Angelis Testa

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Armando Testa

Foto: Gemma De Angelis Testa

Armando Testa, nato povero ma moderno e geniale

Nasce dalla donazione di 17 opere la retrospettiva a Ca’ Pesaro su «l’uomo che cambiò il corso della pubblicità italiana del dopoguerra» 

Nasce da una duplice espressione di amore e riconoscenza la mostra che la Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro dedica ad Armando Testa (1917-92) dal 20 aprile al 15 settembre. Un sentimento che Gemma De Angelis Testa, seconda moglie del creativo piemontese, ha voluto dichiarare ancora una volta al marito a più di trent’anni dalla sua scomparsa, ma anche a Venezia, la città dove la coppia si era incontrata per la prima volta nel 1970 e alla quale ha fatto dono di 17 lavori di Testa all’interno di un corpus composto da più di 100 opere. 

Si tratta della maggiore donazione ricevuta da Ca’ Pesaro dopo quella De Lisi-Usigli del 1961, come ricorda il sindaco Luigi Brugnaro. Proprio questa donazione costituisce il nucleo centrale della mostra di Ca’ Pesaro, di cui è curatrice la stessa Gemma De Angelis Testa con Tim Marlow ed Elisabetta Barisoni. Si vuole celebrare, anche con opere inedite di disegno, pittura e scultura, interviste e contributi video d’epoca, la geniale intuizione del grafico che aveva anticipato, ancora negli anni ’80, con la sua visione, il mondo odierno: «Il mondo che noi viviamo, disse durante una conferenza, come ricorda la moglie nel suo testo in catalogo, è un mondo di immagini che diventeranno sempre più intense, su cui il pubblico giocherà ad accostarle e a riviverle in plurimaniere. È questo il futuro dell’uomo che è bombardato dalle immagini... e sarà un gioco nuovo anche perché l’uomo nelle immagini avrà rapidità di connessioni e di scambi».

«Punt e Mes Carpano» (1960), di Armando Testa. Ca’ Pesaro-Galleria Internazionale d’Arte Moderna, donazione Gemma De Angelis Testa

«Nato povero ma moderno», come lui stesso si definiva, figlio ideale di Mies van der Rohe e del suo «Less is more», definito da Gillo Dorfles «visualizzatore globale», Armando Testa è padre di una vasta e popolare produzione rimasta nell’immaginario collettivo, segnata da una pluralità di linguaggi e da un filo conduttore comune: la sintesi, costruita, come lui stesso diceva, sui «segni elementari della comunicazione visiva dell’uomo: la croce, il cerchio, la diagonale e il moltiplicato». 

Un’essenzialità che si legge fin dall’opera grafica risultata vincitrice del primo concorso a cui Armando Testa partecipò a vent’anni: il manifesto per Ici di Milano (Industria Colori Inchiostri) del 1937, dipinto a mano accostando due triangoli di colori primari divisi da un rettangolo bianco su fondo nero. Un’opera che, scrive Tim Marlow, «rappresenta l’inizio della carriera di un uomo che cambiò il corso della pubblicità italiana del dopoguerra, ma il cui impatto sul graphic design e, di fatto, sull’interrelazione tra immaginario commerciale e pittura deve ancora essere pienamente riconosciuto». 

Dopo gli anni di guerra, la sua ricerca viene portata avanti per grandi aziende, come Martini & Rossi, Carpano, Borsalino, Pirelli, Lavazza, Sasso, Simmenthal o Lines facendo scaturire alcune delle sue più geniali invenzioni. Tra le occasioni pubbliche nazionali, in mostra si ritrova il manifesto ufficiale per le Olimpiadi di Roma del 1960, così come le campagne per Amnesty International, per il referendum sul divorzio, per la povertà e la fame nel mondo. Dal digestivo Antonetto (1960) alla celebre sfera rossa sospesa sopra la mezza sfera del Punt e Mes, che in dialetto piemontese significa «un punto e mezzo» (1960), da Caballero e Carmencita per il caffè Paulista di Lavazza (1965) agli abitanti del pianeta Papalla per i televisori Philco (1966), vengono rievocate anche le immagini create per la televisione. L’obiettivo è quello di restituire un ritratto complessivo della sua lezione e del suo lascito artistico.

«Elefante Pirelli» (1954-84), di Armando Testa. Ca’ Pesaro-Galleria Internazionale d’Arte Moderna, donazione Gemma De Angelis Testa

Camilla Bertoni, 18 aprile 2024 | © Riproduzione riservata

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