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Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliAntiopa era una principessa tebana sedotta da Zeus sotto le mentite spoglie di un satiro. I due personaggi nudi si abbandonano a una danza erotica nel grande mosaico perfettamente conservato che si può vedere nella Villa Antiopa, in località marina di Rincón de la Victoria, a 15 chilometri da Malaga. «Satiro e Antiopa» è il mosaico più bello dei 13 che si conservano nella villa romana aperta al pubblico lo scorso 19 dicembre.
Il sito fu scoperto nel 2003 dall’archeologo Juan Bautista Salado mentre realizzava gli abituali controlli per permettere la costruzione di un edificio urbano. «L’importanza dei resti fu subito evidente, cosicché il progetto fu bloccato e modificato, di modo che tutti i pilastri della nuova costruzione fossero collocati perimetralmente e il sito al pianterreno dell’edificio restasse libero e si potesse musealizzare», spiega Salado, a cui si deve lo straordinario ritrovamento.
«I lavori hanno subito ritardi a causa della crisi economica iniziata nel 2007 e poi della pandemia, ma a distanza di vent’anni finalmente abbiamo potuto inaugurare Villa Antiopa», continua l’archeologo responsabile della direzione tecnica della musealizzazione e direttore del vicino Museo di Nerja, essenziale per lo sviluppo del progetto.
La villa fu costruita alla fine del III secolo da una famiglia abbiente che fabbricava e vendeva «garum», una salsa a base di scarti di pesce macerati con spezie e sale, molto diffusa ai tempi degli antichi Romani. Venne abbandonata alla fine del V secolo, quando il declino dell’impero romano e l’arrivo dei Visigoti cambiarono le condizioni economiche e sociali della zona. Come di consueto la costruzione fu smantellata e i materiali riutilizzati, ma i mosaici che per le loro caratteristiche non erano utili furono sotterrati.
Il sito si estende su 1.200 metri quadrati di resti visibili, grazie a un percorso di 500 metri di passerelle. L’unica scultura ritrovata, che raffigura il dio Bacco, è stata ceduta al Museo di Malaga anche se al momento resta esposta nel luogo del ritrovamento. Tutta l’operazione è costata circa 3 milioni di euro, metà per l’acquisto del terreno e il resto per pulire, consolidare e musealizzare i resti.
Lo Stato si è accollato il 68% della somma, il resto il Comune di Rincón de la Victoria. Oltre ai 13 mosaici, la collezione si compone di 142 pezzi tra cui colonne, serrature, lucernari, anfore, stoviglie, terrecotte, aghi, ami e altri elementi che permettono di ricostruire la vita quotidiana.
La visita si completa con pannelli informativi, applicazioni di realtà virtuale e aumentata, proiezioni, olografie e persino un odorama per annusare gli ingredienti del garum. Intanto continuano gli scavi nella zona delle terme e la costruzione nell’edificio contiguo di una sala polivalente per conferenze, workshop e attività destinate a diverse fasce di pubblico. «Villa Antiopa dimostra come un bene patrimoniale possa essere integrato in una costruzione contemporanea e come lo sviluppo urbanistico possa convivere con la salvaguardia del patrimonio storico artistico», conclude Miguel Ángel Jiménez, assessore delegato all’area Urbanistica, Beni storici e Grandi progetti del Comune andaluso.

Il mosaico del «Satiro e Antiopa» della villa romana a Rincón de la Victoria

Una veduta dell’allestimento museale della villa romana a Rincón de la Victoria
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