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Joan Anton Maragall e Sergio Fuentes Milà, direttore e curatore di Sala Parés

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Joan Anton Maragall e Sergio Fuentes Milà, direttore e curatore di Sala Parés

La Sala Parés in 143 anni ha visto di tutto

Riapre la celebre galleria catalana che ha attraversato colera, febbre spagnola, Guerra Civile, varie crisi economiche e ora il Covid-19

Roberta Bosco

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La galleria Sala Parés di Barcellona ha compiuto 143 anni in piena pandemia. In un secolo e mezzo di vita la galleria ha superato il colera, la febbre spagnola, la Guerra Civile, varie crisi economiche e ora il Covid-19. Lo stato d’allarme dichiarato in Spagna lo scorso 14 marzo per fronteggiare la crisi sanitaria l’ha obbligata a chiudere le porte, ma non a interrompere l’attività, subito trasferita sul web. «La clausura e la necessità di riflettere sul futuro ci hanno spinti a guardare verso il passato per ricordare le nostre origini e trarre forza dalle difficoltà superate», spiega il proprietario e direttore Joan Anton Maragall, che ha affidato allo storico dell’arte Sergio Fuentes Milà il compito di svolgere un’accurata ricerca sulla sua storia.

«La sede inaugurò come galleria nel 1877 ma già dal 1840 era un negozio di materiali per artisti», ricorda Fuentes. La galleria aveva appena aperta in calle Petritxol 5, dove si trova tuttora, quando in città scoppiò il colera. Era il 1884, l’epidemia durò due anni e Barcellona fu la città più colpita, ma la Sala Parés continuò a organizzare non solo le consuete mostre settimanali, ma anche tombole e altri eventi benefici, a favore dei malati e di altre tragedie.

«Il 14 gennaio 1886, la sala presentò il gigantesco e cruento “Spoliarium” del filippino Juan Luna Novicio, un dipinto di sette metri raffigurante cadaveri straziati che fece della mostra una delle più visitate della storia della Sala Parés. L’opera fu acquistata dal Governo provinciale di Barcellona e vari decenni dopo donata da Franco al Governo delle Filippine che da allora la espone nel Museo Nazionale di Manila», racconta J. A. Maragall, fratello di quel Pasqual che, come sindaco di Barcellona, è stato l’artefice dell’apertura al mare e delle Olimpiadi del 1992.

Forse il fatto di essere una città portuale fece sì che a Barcellona anche l’influenza spagnola del 1918 fosse particolarmente virulenta. Anche in quel caso la Parés non solo continuò la sua attività rappresentando artisti come Santiago Rusiñol o Modest Urgell, ma si adoperò per raccogliere fondi per le famiglie degli artisti morenti. È il caso della mostra del caricaturista Joan Grau i Miró (1883-1918) e della pittrice Lluisa Vidal (1876-1918).

«La chiusura più lunga, dal 1936 al 1939, fu dovuta alla Guerra Civile. Dopo il colpo di stato franchista militare del 18 luglio mio padre si rifugiò a Londra e mio zio continuò a lavorare in segreto come mercante courtier», ricorda Maragall, che nel 1986 è subentrato al padre alla guida della galleria. In questi 34 anni ha dovuto affrontare varie crisi, ma ha anche saputo approfittare dei momenti positivi. Nel 1991, all’inizio del boom di Barcellona, Maragall aprì la galleria Trama dedicata ai giovani artisti.

Quando la crisi iniziò a farsi sentire, chiuse la sede di Trama, ma gli artisti emergenti passarono nella scuderia della Parés. «Dopo la Guerra Civile la galleria riaprì con gli stessi artisti che stavano esponendo quando fu costretta a chiudere e una cosa analoga abbiamo fatto dopo la pausa Covid, riaprendo con una collettiva di artisti della galleria intitolata “L’arte non si ferma”», conclude Sergio Fuentes, che ha curato questa selezione di opere create durante la clausura e sta preparando per settembre un’antologica del fotografo Tony Catany a 30 anni dalla sua prima mostra nella Sala Parés.

Joan Anton Maragall e Sergio Fuentes Milà, direttore e curatore di Sala Parés

Una collettiva del 1918 nella Sala Parés

Roberta Bosco, 05 luglio 2020 | © Riproduzione riservata

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