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«Scène de la comédie italienne: une pantomime» di Claude Gillot. Cortesia Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais/Suzanne Nagy

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«Scène de la comédie italienne: une pantomime» di Claude Gillot. Cortesia Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais/Suzanne Nagy

La Commedia dell’arte di Claude Gillot

Il Louvre presenta la più completa retrospettiva del maestro di Antoine Watteau

Luana De Micco

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Le opere grafiche di Claude Gillot sono popolate di Arlecchini e Scaramouche, di satiri e baccanti, di animali allegorici, buffoni e acrobati. Raccontano allegre e caotiche scene di strada nella Parigi del Settecento, quella della gente comune, lontano dalle crinoline della corte di Versailles, e scene buffe di teatro, ispirate alle maschere irriverenti della Commedia dell’Arte, il tutto con grande ironia.

Artista della satira e delle arti dello spettacolo, Claude Gillot (1673-1722), ricordato soprattutto per essere stato uno dei maestri del ben più noto Antoine Watteau, esce ora dall’oblio e, dopo una prima mostra alla Morgan Library & Museum di New York (che si è chiusa a maggio), raggiunge il Louvre di Parigi, che possiede la più grande collezione al mondo delle sue opere.

La mostra «Claude Gillot. Commedie, favole e arabeschi», dall’8 novembre al 26 febbraio 2024, presentata nella Salle de l’horologe, è la rassegna più importante che sia mai stata dedicata a questo artista «che deve la sua reputazione alla fantasia e all’originalità delle sue opere, scrive in una nota il museo parigino, prefigurando la libertà di tono e di costumi della Reggenza». È curata da due specialisti di arti grafiche del museo, Hélène Meyer e Xavier Salmon. Il Louvre attinge molto alla sua collezione e accoglie i prestiti di istituzioni internazionali, tra cui la Morgan Library & Museum (che a sua volta presentava opere del Louvre), il Metropolitan Museum of Art di New York e la Bibliothèque royale de Belgique di Bruxelles. In tutto sono presentate una novantina di opere, tra cui un’importante selezione di disegni ispirati ai personaggi comici della Commedia italiana.

Gillot si fece conoscere a Parigi tra i librai e i mercanti di stampe della rue Saint-Jacques grazie alle sue serie mitologiche, realizzate con la tecnica dell’incisione e lavorate a sanguigna, realizzate tra il 1695 e il 1705. Ne sono esposte alcune, come «Bacchanales» e «Vite di satiri». Gillot vi mette in scena satiri e ninfee. Fu tra i primi a occuparsi anche di tematiche occulte e sataniche. Nel 1707 firmò la sua prima collaborazione con lo scrittore Antoine Houdart de la Motte, per il quale realizzò tra l’altro le illustrazioni del volume Fables nouvelles, uscito nel 1719, considerato un «manifesto modernista», tanto da rivaleggiare con le favole di La Fontaine. Se è conosciuto soprattutto come disegnatore e illustratore, Gillot realizzò anche costumi di scena per l’Opéra di Parigi, con cui cominciò a lavorare dal 1712, e tappezzerie per abitazioni private, lavorando insieme a Claude III Audran, pittore di decorazioni murali.

Gillot, che si ispirava ai decori antichi, in particolare a quelli della Domus Aurea di Roma, e ai maestri del Rinascimento italiano, reinventò il repertorio dell’arabesco. L’artista, che nel frattempo aveva ottenuto il riconoscimento dell’Accademia reale di Pittura e Scultura, arrivata nel 1710, trattò anche temi religiosi, soprattutto a partire dal 1715 e negli ultimi anni della sua produzione. Una sezione della mostra è dedicata a questa produzione. La sua opera a tema sacro più ambiziosa è la serie di «La vita di Cristo» (1720), composta da più di 200 disegni e rimasta incompiuta alla sua morte. Una quarantina di fogli sono conservati alla Bibliothèque royale de Belgique.

«Scène de la comédie italienne: une pantomime» di Claude Gillot. Cortesia Musée du Louvre, Dist. RMN-Grand Palais/Suzanne Nagy

Luana De Micco, 06 novembre 2023 | © Riproduzione riservata

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La Commedia dell’arte di Claude Gillot | Luana De Micco

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