Mario Alberto Ratis
Leggi i suoi articoliIl fotografo francese Bertrand Meunier (Nevers, 1965) ha aperto i suoi archivi al Musée de la Photographie di Charleroi per una mostra che racconta le profonde trasformazioni della società cinese, registrate nel corso dei suoi numerosi viaggi compiuti tra il 1999 e il 2019. Dopo il debutto presso l’agenzia Vu’ e parallelamente ai lavori commissionati da Newsweek e Libération, il fotografo si dedica ad un vagabondare di stampo documentario che lo porta in Asia. Qui, fedele al bianco e nero e al lavoro in analogico, concepisce una serie di immagini che conferiscono una dimensione cinematografica alla sua ricerca.
Curata da Sylvain Besson insieme all’autore stesso, ed esposta fino al 28 gennaio 2024, la mostra raccoglie 80 stampe ai sali d’argento, oltre a video, installazioni e ritagli di giornale che testimoniano l’impegno di Meunier nel condividere la sua lunga e approfondita esperienza della Cina. Nel corso del racconto fotografico, il Regno di Mezzo svela una storia complessa fatta di sconvolgimenti economici e sociali, di disuguaglianze, e di una sempre più invadente politica della sorveglianza che tocca il parossismo all’alba dell’epidemia di Covid-19.
La serie «Erased», che dà il titolo alla mostra, evoca la fragilità di un mondo operaio che ha subìto le conseguenze delle grandi riforme statali avviate alla fine degli anni ’90. «I cinesi crescono senza una conoscenza completa del passato e della storia del loro Paese», afferma il fotografo. «La mia serie è stata un tentativo di mantenere la memoria dello Stato operaio, anche se è stato l’ultimo respiro dell’utopia maoista». La macchina fotografica di Bertrand Meunier viaggia in maniera diretta ma sensibile dal Dongbei, nel nord-est, fino al cuore della Cina invitando ad una riflessione stimolante sulla condizione umana.
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