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Mariella Rossi
Leggi i suoi articoliPer Mario Scalini, direttore del Polo museale regionale, l’Emilia-Romagna e i suoi musei statali rappresentano «un caleidoscopio di suggestioni che pochi altri sistemi regionali possono vantare».
Le ragioni di tale singolarità si fondano innanzitutto su un patrimonio diffuso su tutto il territorio, che abbraccia molteplici epoche storiche e culturali e permette di entrare in contatto con le radici alla base della nostra contemporaneità: «Un ventaglio di esperienze dall’arte greca classica, giunta nelle città etrusche di Spina e Marzabotto, alle vestigia romane e dell’Esarcato ravennate, passando per il Romanico di Pomposa, il Rinascimento di Ferrara e Torrechiara, il Rinascimento della Bologna (seconda città dello Stato della Chiesa), l’arte dei ducati emiliani, fino al tesoro neoclassico di Palazzo Milzetti a Faenza», prosegue il direttore.
Ciò che contraddistingue l’offerta culturale della regione, secondo Scalini, non è solo la vastità del patrimonio, ma anche il «buon livello dei servizi e la fruibilità continuativa, che un personale motivato e cordiale garantisce oltre il limite del semplice dovere».
Il binomio ricchezza dell’offerta e qualità dei servizi, finalizzati alle attività di valorizzazione, promozione e divulgazione, è il fattore che ha portato il Polo museale regionale «al raddoppiamento dei visitatori in quattro anni dalla costituzione del Polo nel 2015, con ricavi che permettono al Ministero di reinvestire in cultura e ricerca».
Le sedi del Polo sono una ventina, comprendono musei, gallerie, pinacoteche, monumenti e dimore storiche. Oltre a conservare ed esporre opere di artisti fondamentali nella storia dell’arte, come Giotto, Raffaello, Parmigianino, Correggio, Tiziano, Guercino, i Carracci e Guido Reni, includono luoghi meno noti, testimoni di fervidi centri culturali (piccoli e grandi) disseminati nel territorio.

Mario Scalini accanto al Sansone di Guido Reni. © Roberto Serra
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