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Jenny Dogliani
Leggi i suoi articoliTrentaquattro opere realizzate tra le fine della seconda guerra mondiale e l’inizio degli anni Sessanta. Poco più di un decennio in cui un intero Paese è stato ricostruito sulle macerie umane, materiali, sociali ed economiche, lasciate da un conflitto di proporzioni mai viste nella storia. Gli anni in cui l’Italia si è data un nuovo ordinamento, quello della Repubblica, e nuovi valori. Un periodo non immune da dibattiti anche accesi tra diversi modi di pensare, la cui eco si riflette in una produzione artistica d’avanguardia tra le più vivaci (e quotate) della contemporaneità. A offrirne uno spaccato è la mostra «La libera maniera. Arte astratta informale nelle collezioni Intesa Sanpaolo», curata da Marco Bazzini, visibile da sabato 2 marzo al 9 giugno nella Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi ad Arezzo, organizzata e promossa da Intesa Sanpaolo, Fondazione Ivan Bruschi e Fondazione CR Jesi, in sinergia con Gallerie d’Italia.
Una selezione ragionate di trentaquattro opere provenienti dalle prestigiose collezioni di Intesa Sanpaolo, con alcuni dei nomi più grandi del Novecento italiano, Alberto Burri a Lucio Fontana, Afro Basaldella, Alberto Magnelli, Corrado Cagli, Carla Accardi e Carol Rama, solo per citarne alcuni. «La condivisione delle opere d’arte di proprietà, anche al di fuori di Gallerie d’Italia, oltre le sedi di rappresentanza e i caveau aperti al pubblico, racconta l’impegno di Intesa Sanpaolo nel mettere sempre più a disposizione un patrimonio di forte significato identitario. Il lavoro di valorizzazione intorno alle collezioni diventa a sua volta momento prezioso di dialogo con i territori e ragione di sinergia con le principali realtà del Paese», dichiara Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo.
Si spazia dalle geometriche composizioni di Mario Nigro, influenzate dalla sua formazione scientifica e dal padre matematico, fatte di linee, e colori, alla pittura di Afro Basaldella carica di forza e di materia, ispirata alla gestualità dell’Espressionismo astratto. Ci sono macchie, emulsioni e grovigli di segni di Enrico Baj nel periodo in cui lambisce gli esisti della pittura nucleare, un movimento che guarda ai disastrosi effetti delle esplosioni di Hiroshima e Nagasaki, con opere nelle quali si intravede il germe di quelli che diventeranno nei decenni successivi i suoi più celebri personaggi, qui generali con l’aria di automi e i bottoni e le passamanerie come onorificenze. Ci sono le sperimentazioni materiche e informali di Alberto Burri ed Enrico Castellani, che plasmano la materia pittorica dando luogo a superfici e atmosfere evocative, intense e drammatiche. Bruno Munari, che mescola pittura e arti grafiche dando luogo a una transdisciplinarietà ante litteram; Gastone Novelli che mescola la pittura con la tecnica del collage e l’uso di materiali grezzi indagando le tematiche del linguaggio e del disegno. E poi Piero Dorazio, Giulio Turcato, Toti Scialoja e molti altri ancora.
«Il titolo della mostra “La libera maniera” intende richiamare, in un’audace traiettoria, la rivoluzione stilistica dell’arte cinquecentesca che ebbe protagonista indiscusso Giorgio Vasari, che quest’anno si celebra con una serie di importanti eventi ad Arezzo e nel nostro museo nell’ambito del programma di iniziative Officine Vasari», spiega Carlo Sisi, Conservatore della Fondazione Ivan Bruschi. La prossima tappa della mostra sarà nel Palazzo Bisaccioni di Jesi dal 7 dicembre 2024 al 5 maggio 2025. Istituita nel 1996 per volontà testamentaria dell’antiquario Ivan Bruschi, la Fondazione Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi è oggi amministrata da Intesa Sanpaolo.



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