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L’«ermo colle» senza quiete, anzi instabile

Stefano Miliani

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Più che «profondissima quiete», a Recanati l’«ermo colle» di Giacomo Leopardi scatena un conflitto mediatico la cui eco rimbomba oltre il dolce paesaggio. Un consigliere comunale all’opposizione, della lista Obiettivo Recanati, Antonio Baleani, accusa la Giunta di voler «svendere» per 210mila euro l’area antistante il colle stesso: «È un’aera sdemanializzata e strategica: c’è un bar con un chiosco, arrivano fino a 30 pullman al giorno carichi di scolaresche e andrebbe riqualificata». La cifra è esatta. Il sindaco Francesco Fiordomo (Pd) ribatte che il Comune intende vendere affinché chi compra, il titolare del bar oggi affittuario o chiunque altro sia, «presenti un progetto di recupero per conferire all’area quell’aspetto dignitoso che ora non ha».

A scuotere ulteriormente la quiete è la stabilità del colle stesso. Il quale, più che una collina all’orizzonte come la maggior parte di noi immagina leggendo L’infinito, è una bella zona alberata con mura. «Interamente ristrutturato nel 1937, ha crepe numerose e vistose nel sottostrada, da anni non si fa il consolidamento, sono cadute grosse pietre», segnala il consigliere ricordando che vi si accede «passando per la porta vicina al bar aperta nel 1846 su proposta del padre del poeta, Monaldo». «Sono caduti mattoncini, non pietre, replica il sindaco. Ho segnalato mesi fa al ministro Franceschini che serve un progetto di consolidamento e recupero dell’intero versante, in zona franosa già al tempo di Leopardi e da mettere in sicurezza. Serve la competenza del Ministero. Noi abbiamo un progetto da milioni di euro che porterò ai suoi uffici perché non possiamo farcene carico: anche avessimo i soldi, non potremmo usarli per i vincoli del patto di stabilità».



Stefano Miliani, 09 giugno 2015 | © Riproduzione riservata

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