Image

Jung: Picasso è un dissociato

La «diagnosi» è del 1932, l’anno, ora rivisitato in una retrospettiva, in cui l’artista è all’apice della gloria

Dopo aver visto la personale di Picasso alla Kunsthaus di Zurigo nel 1932, lo psicoanalista Carl Jung scrisse un saggio in cui diagnosticava «sintomi di dissociazione» nel lavoro dell’artista spagnolo. Come le immagini realizzate dai pazienti schizofrenici, anche i quadri di Picasso rivelavano una psiche frammentata e lasciano l’osservatore con «un’incomprensibile sensazione di stranezza e confusione», affermò Jung.

Il Musée National Picasso-Paris, che possiede la più grande collezione al mondo di opere dell’artista, offre ai visitatori la possibilità di provare questa sensazione con la mostra «Picasso 1932», aperta dal 10 ottobre all’11 febbraio. La rassegna, che il prossimo anno sarà allestita alla Tate Modern di Londra dall’8 marzo al 9 settembre, si occupa di un unico anno nella vita e nell’opera dell’artista, così come quella in corso sino al 21 gennaio alle Scuderie del Quirinale a Roma e incentrata sul 2017, cioè sul primo soggiorno romano di Picasso (cfr. lo scorso numero, p. 44).

A Parigi sono esposte 111 opere tra dipinti, disegni, incisioni e sculture, allestite nell’ordine di realizzazione, attingendo al tesoro poco conosciuto del museo, gli archivi personali di Picasso, per «definire giorno dopo giorno i suoi interessi, rapporti e attività, afferma la cocuratrice Laurence Madeline. Bisogna tornare ai fatti e cercare di capire la creazione del suo mito».

Nel 1932 il cinquantenne Picasso era «un artista all’apice della gloria», aggiunge la Madeline. Dopo aver rifiutato proposte dal Museum of Modern Art (MoMA) di New York e dalla Biennale di Venezia, fece la sua prima retrospettiva alle Galerie Georges Petit di Parigi (giugno) e quindi alla Kunsthaus di Zurigo (settembre). Inoltre collaborò con l’editore Christian Zervos al primo volume del suo epico catalogo ragionato. A dicembre consentì al fotografo ungherese Brassaï di documentare i suoi atelier per la rivista surrealista «Minotaure».

L’opera particolarmente prolifica di Picasso in quell’anno fu anche il riflesso di una turbolenta vita privata, tra un matrimonio infelice con la ballerina Olga Khokhlova e un amore segreto con la giovane Marie-Thérèse Walter. Anche se l’identità di quest’ultima non fu resa pubblica fino al 1958, molti dei 30 nuovi quadri fatti da Picasso per la retrospettiva parigina del 1932 erano nudi della sua amante. Nonostante il passo incalzante della sua produzione (ne completa cinque in soli sette giorni nel mese di marzo), più della metà di questi quadri sono considerati capolavori.

Tra i prestiti che tornano a Parigi per la mostra, «Ragazza davanti allo specchio» (eseguita il 14 marzo), che raramente lascia il MoMA di New York, e «Il sogno» (24 gennaio). Appassionato di doppi sensi, in quest’opera Picasso conferì al volto della donna una forma inequivocabilmente fallica. Nel 2013, il collezionista Steven Cohen comprò la tela per 155 milioni di dollari da Steve Wynn, il magnate dei casinò di Las Vegas, che nel 2006 l’aveva maldestramente sfondata con il gomito.
Si diceva del 1917. In quell’anno Picasso lascia Parigi durante la guerra per accompagnare la tournée dei balletti russi Diaghilev. Dopo un periodo passato in Italia a disegnare scenografie e costumi per il balletto «Parade» di Jean Cocteau, e in seguito alla disastrosa première a Parigi a maggio, tornò a Barcellona, la città dove aveva passato gli anni della formazione. Tagliato fuori dai suoi circoli cubisti, «poté lavorare liberamente, cercando nuove forme di espressione», spiega Malén Gual, curatrice della mostra «1917: Picasso a Barcellona», aperta dal 26 ottobre al 28 gennaio al Museu Picasso della città.

La mostra del centenario riunisce una quarantina tra dipinti e disegni che sottolineano questo momento di transizione stilistica tra il Cubismo e il Classicismo. Il museo sta inoltre organizzando un avvenimento unico: la messa in scena di «Parade» al teatro Liceu di Barcellona il 10 novembre, con proiezioni al posto delle originali scenografie dell’artista.

Hannah McGivern, 05 ottobre 2017 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Frutti in decomposizione, una statuetta levitante che diffonde profumo e una nave a forma di drago sono solo alcune delle opere che esplorano i temi dell’identità, della migrazione e della memoria

Alla National Gallery of Ireland una grande monografica racconta l’eccezionale carriera dell’artista bolognese del XVI secolo e i risultati del recente restauro di una sua opera

Per il più grande museo archeologico del mondo dal costo stimato in 1 miliardo di dollari il governo egiziano prevede 5 milioni di visitatori l'anno

All'Ermitage la più grande mostra di sempre su Piero della Francesca: ha undici delle venti opere che si possono spostare

Jung: Picasso è un dissociato | Hannah McGivern

Jung: Picasso è un dissociato | Hannah McGivern