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Luana De Micco
Leggi i suoi articoliParigi. «Mi rallegro per la liberazione del sito archeologico di Palmira, città martire che porta al contempo la memoria del popolo siriano e i valori della diversità culturale, di tolleranza e di apertura che hanno fatto di questa regione la culla della civiltà». Mentre l’offensiva delle truppe lealiste è sempre in corso nel tentativo di strappare ai fanatici dell’Isis il controllo del sito archeologico patrimonio dell’Umanità, così ha scritto in un comunicato diffuso oggi, di prima mattina, Irina Bokova, la direttrice generale dell’Unesco.
L’esercito siriano di Assad assieme alle milizie sciite irachene e le truppe speciali iraniane, con la copertura dell’aviazione russa, stanno avanzando nelle ultime ore per riconquistare la città simbolo della barbarie terrorista, caduta in mano all'Isis nel maggio 2015. Da allora si sono succedute notizie di devastazioni del patrimonio del sito di epoca romana. Fonti governative hanno indicato stamane che gli scontri continuano a concentrarsi nei sobborghi della città.
Secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani le forze lealiste hanno preso il controllo di un’area della Valle delle Tombe. ma l’esercito è obbligato a avanzare lentamente per via delle mine disseminate ovunque dai jihadisti. Mentre i raid aerei russi e governativi si sono fatti più intensi nelle ultime ore, i media di Damasco hanno mostrato gli scempi perpetrati dai fanatici dell’Isis. «La distruzione dei templi di Baal Shamin e di Bel, delle torri funerarie e dell’arco di trionfo sono perdite immense per il popolo siriano e per il mondo. L’Unesco, ha scritto ancora Irina Bokova, si tiene pronto a recarsi rapidamente sul posto al fianco dei responsabili delle antichità siriane, non appena le condizioni di sicurezza lo permetteranno, per una missione di valutazione dei danni e di protezione del patrimonio inestimabile della città. La distruzione deliberata del patrimonio è un crimine di guerra, ha ricordato, e l’Unesco farà il necessario per documentare questi danni perché i crimini non restino impuniti».

Palmira. Foto © UNESCO/Silvan Rehfeld
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