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Maria Letizia Paiato
Leggi i suoi articoliCosì diverse, così distanti, eppure arte antica e contemporanea, grazie a originali associazioni d’immagini, hanno il potere di creare nuovi mondi visivi. A questo percorso di ricerca, ai temi del confronto fra epoche e stili, Fondazione Perugia coerentemente alla propria visione, costruita fra tradizione, innovazione e sperimentazione, ha sempre dedicato ampio spazio. Anche ora, con il progetto «Extra. Segni antichi/Visioni contemporanee» a cura di Marco Tonelli e allestito dal 17 giugno al 6 gennaio 2026 in Palazzo Baldeschi, getta lo sguardo verso l’indagine delle possibili connessioni con archetipi radicati nell’esperienza umana. Lo spunto è dato dalla selezione di 100 delle 1.700 copertine in pergamena, datate tra il XIII e il XV secolo, della Collezione Albertini. Una raccolta di preziosi rivestimenti documentali che raccontano la storia dell’organizzazione sociale e amministrativa della città, poiché avvolgevano registri appartenuti a podestà, capitani del popolo, giudici e sindaci del Comune. Una collezione tornata a Perugia con l’acquisto in asta a Parigi da parte della Fondazione, avvenuta all’incirca un anno fa e che oggi, grazie a questo progetto, s’intende vivere e osservare con uno sguardo, non forzatamente storico ma più percettivo. Perciò «Extra» come titolo, che prende le mosse dalla parola Extraordinariorum presente su una delle pergamene.

David Tremlett, «Umbria Jazz», 2023
Riferito in origine a norme giuridiche fuori dagli schemi, oggi il lemma indica l’inconsueto, perfetto per quest’idea che in altrettanto modo inaspettato costruisce un confronto con 40 opere di 18 artisti contemporanei: Alighiero Boetti, Bertozzi & Casoni, Beverly Pepper, David Tremlett, Domenico Bianchi, Emilio Isgrò, Gabriele Arruzzo, Gastone Novelli, Gianni Dessì, Giorgio Griffa, Joe Tilson, Luigi Ontani, Luigi Serafini, Maria Lai, Maurizio Cannavacciuolo, Mimmo Paladino, Ugo La Pietra e Wim Delvoyeche. «“Extra” è una mostra di associazioni di fonti artistiche e documentarie così diverse tra loro che apre le porte non solo a un discorso effettivamente extra temporale, ma anche alla possibilità di articolare la storia delle opere, degli artisti e dell’arte in genere (e in particolare quella contemporanea) in una trama di intrecci non uniformi, storie parallele, convergenti, divergenti o tra di loro indifferenti, afferma Marco Tonelli. La varietà degli stemmi araldici e delle pergamene selezionate fa emergere, come in una filigrana, queste storie e queste trame, non riconducibili a stili unitari né a interpretazioni omogenee. “Extra” è realmente una lettura alternativa e non granitica delle forme, della storia e della storia dell’arte, piena di vicoli, ponti, viali, sentieri, piazze che, nel loro insieme, compongono un mosaico di percorsi imprevedibili e forse irripetibili».
Suddivisa in cinque macroaree, «Figurazioni», «Astrazioni», «Motivi», «Simboli» e «(Ri)scritture», la mostra affronta quella condizione extratemporale dell’arte in cui le immagini, ma anche le parole, rivelano molto sulla mentalità umana, offrendo grandi opportunità di comprensione culturale e sociale. Leoni, grifoni, cigni, uccelli, cani, unicorni di stemmi araldici incontrano Bertozzi & Casoni, Wim Delvoye, Gabriele Arruzzo e Luigi Serafini. Bande colorate e motivi geometrici di quelli scudati dialogano con Maurizio Cannavacciuolo, David Tremlett e Beverly Pepper. Altri composti di linee e colori, non inquadrabili in precise categorie, si confrontano con i segni grafici di Domenico Bianchi, Gianni Dessì, Alighiero Boetti e Giorgio Griffa. Al contrario, forme molto riconoscibili generano stemmi misteriosi dal significato sconosciuto ma proprio per questo, dotate di una carica simbolica impareggiabile. In questo spaccato troviamo i lavori di Ugo La Pietra, Luigi Ontani, Mimmo Paladino e Joe Tilson. Infine, nella sezione «(Ri)scritture» sono visibili pergamene che nel corso del tempo sono state sovrascritte, che raccontano anche tutta la loro materialità di libro e la storia nei secoli della città di Perugia. In questo ultimo segmento s’incontrano le cancellature di Emilio Isgrò, spezzoni di testi e immagini di Gastone Novelli, scritture cucite di Maria Lai.

Bertozzi&Casoni, «La fine», 2015