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Giuseppe M. Della Fina
Leggi i suoi articoliIl biennio 146-145 a.C. è stato fondamentale nella storia del Mediterraneo: Roma sconfisse Cartagine e Corinto, conquistò la Grecia e iniziò a esercitare un’influenza politica forte sull’Egitto e sulla Siria, divenendo la potenza egemone di un’area vastissima. Quel biennio di svolta è stato analizzato in genere nell’ottica di Roma e di conseguenza è stato letto in positivo e interpretato come uno snodo fondamentale verso un nuovo equilibrio del Mediterraneo, più avanzato.
Lucio Russo nel suo libro più recente ha provato a leggere la storia dalla parte degli sconfitti, ma è andato ancora oltre: ha analizzato quello che della loro cultura scientifica e tecnica andò perduto arrivando a capovolgere l’interpretazione più seguita: non un passo in avanti per il mondo antico, ma un tracollo culturale. L’autore segnala che la crisi non fu istantanea e generale: «Il crollo divenne totale verso la fine del II secolo a.C., quando si estinsero le generazioni formatesi prima del biennio di crisi».
Un tracollo tale che, solo alcuni decenni dopo, alcuni sviluppi della cultura ellenistica non si sarebbero riusciti a comprendere nemmeno più, arrivando a fraintendere diverse conquiste sia sul piano speculativo che su quello dell’applicazione concreta. La sua analisi si sofferma su varie branche del sapere, ma un interesse particolare rivestono le considerazioni rispetto al regresso delle conoscenze geografiche e delle tecniche di navigazione. Un libro che si legge con interesse per il taglio originale e documentato e che farà discutere.
Il tracollo culturale. La conquista romana del Mediterraneo (146-145 a.C.),
di Lucio Russo, 187 pp., Carocci Editore, Roma 2022, € 24
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