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Franco Fanelli
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Fotografia, pittura e performance: 10 gallerie del circuito Torino Art Galleries aprono insieme la stagione il 29 settembre
Come ormai di consueto, le gallerie aderenti al circuito Tag/Torino Art Galleries) aprono la stagione con un’inaugurazione concertata, fissata quest’anno al 29 settembre dalle 18 alle 23.
La fotografia ricopre un ruolo di primo piano tra le dieci mostre in cartellone. Si va, per ammissione dello stesso autore, da un «fotografo per scherzo», Simone Mussat Sartor, figlio d’arte (suo padre, Paolo, è uno dei più noti fotografi che si dedicano alla documentazione dell’arte contemporanea e dei suoi protagonisti) alle diapositive proiettate in dittici del newyorkese Daniel Faust. Il primo espone sino al 29 ottobre da Alberto Peola: «Non ho macchina fotografica perché non so usarla», dichiara; e, da perfetto flâneur, si aggira rubando «immagini di città, di quiete e di gambe nelle città con un sofisticato telefono con cui faccio poi piccole modifiche sul taglio e sui livelli. Da Peola presento una quarantina di ritratti di gambe realizzati negli ultimi anni».
Quanto a Faust, espone da Norma Mangione sino alla stessa data fotografie realizzate dal 1984 al 1994; inoltre, spiega la gallerista, «viene mostrata per la prima volta una selezione di scatti del 1965 in suoi primi esperimenti fotografici. Sono fotografie fatte in varie parti del mondo in cui compaiono scorci di città, musei o paesaggi. Il suo sguardo non tende a migliorare la realtà, e anzi ne mette in mostra gli aspetti più grotteschi e inquietanti». Un poetico reportage dall’Albania è invece il contenuto di una personale di Paola Favoino, ancora sino al 29 ottobre da Raffaella De Chirico Arte Contemporanea.
Il tema è singolare: la fotografa calabro-lucana è andata alla ricerca delle ultime «burrneshe». Si tratta delle donne che nei Paesi balcanici rinunciavano pubblicamente al loro status femminile per assumere diritti e doveri giuridici tradizionalmente attribuiti ai maschi. In cambio, oltre al rituale taglio di capelli, la ragazza doveva fare voto di castità. Diverse le ragioni di questa scelta: mancanza di figli maschi, morte di componenti maschi in famiglia, rifiuto di un matrimonio ma anche lesbismo non dichiarato. Nel 2010 la Favoino ha scattato, non senza difficoltà, una serie di ritratti, 15 dei quali sono ora in mostra, a documentare la talora drammatica esistenza di queste «vergini giurate».
La rassegna è completata dalla proiezione di un cortometraggio. Un maestro storicizzato della fotografia è infine protagonista sino al 31 ottobre da Photo&Contemporary, che festeggia i suoi vent’anni di attività con una nuova personale di Arno Rafael Minkkinen (1945) padre della «Scuola di Helsinki», poi emigrato negli Stati Uniti, che inaugurò la galleria diretta da Valerio Tazzetti. Il corpo e la sua relazione con l’ambiente (dai ghiacci del nord alle città) e il corpo dell’autore che si fa paesaggio è il tema costante nell’opera di questo straordinario fotografo, che intitola la mostra «Body Land» (sottotitolo: «Il mondo sulla punta delle mie dita»). Il corpo è anche il filo conduttore delle proposte di Guido Costa Projects, che alle 19,30 del 29 settembre mette in scena il concerto-performance «The Dead» e di Riccardo Costantini, che sino al 29 ottobre ospita una personale del sessantaduenne performer Gianni Colosimo, intitolata «Uneasiness. Elegia del Silenzio e del buio». Si vede fotografia anche da Weber & Weber, mescolata però ad altre tipologie di opere su carta: tra gli autori, Spazzapan, Fontana, Crippa, Belli, Scanavino, Bonalumi, Chiari, Wolf e Kusterle. Una novantina le opere allestite, a celebrare il quarantesimo compleanno della raffinata galleria di Alberto Weber.
Uno smalto monocromo su carta di Mario Schifano datato al 1960 è tra i pezzi forti della mostra allestita sino al 3 dicembre da In Arco, che a cura di Graziano Menolascina documenta la stagione della «Scuola di Piazza del Popolo», negli anni Sessanta punto di confluenza e di rielaborazione, nelle opere di tre artisti attivi a Roma (oltre a Schifano, Tano Festa e Franco Angeli) di New Dada, Pop, Nouveau Réalisme, Informale europeo ed Espressionismo astratto. Pittura, questa volta frutto dell’attività del giovane Jon Pilkington (1990) anche alla Neochrome sino al 6 novembre. L’artista britannico fa dell’errore, del pentimento e del «colpo fortunato» gli elementi costitutivi dei suoi quadri, sino a ottenere eleganti e dinamiche composizioni astratte. Sorpresa, infine, da Gagliardi e Domke. Qui sono di scena, sino al 21 gennaio, Daniel Glase (1968) e Magdalene Kunz (1972), il duo svizzero noto per le «sculture televisive» dialoganti. Ora Glaser/Kunz, spiega Christian Domke, «presentano per la prima volta una serie di disegni (dal 2008 a oggi) a inchiostro su carta. Inoltre una sezione della mostra è dedicata ai lavori di video e animazioni; due i registri del loro lavoro: quello quotidiano della comunicazione e quello più intenso e paradigmatico della dimensione filosofica e artistica».
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