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Anonimo pittore veneziano, «La ricezione di un’ambasceria veneziana da parte del governatore di Damasco» (1511), Parigi, Musée du Louvre (particolare)

© Grand Palais Rmn Musée du Louvre. Photo: Gabriel de Carvalho

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Anonimo pittore veneziano, «La ricezione di un’ambasceria veneziana da parte del governatore di Damasco» (1511), Parigi, Musée du Louvre (particolare)

© Grand Palais Rmn Musée du Louvre. Photo: Gabriel de Carvalho

Il sultanato mamelucco crocevia tra Mediterraneo ed Europa

Al Louvre Abu Dhabi una mostra racconta circa tre secoli della dinastia, fulcro di rotte commerciali, culturali e spirituali, ma anche di influenze artistiche diverse che alimentarono un artigianato di lusso ingegnoso e fiorente

La mostra «Mamelucchi 1250-1517», al Louvre dal 30 aprile al 28 luglio di quest’anno, si sposta in una versione leggermente rielaborata al Louvre Abu Dhabi dal 17 settembre al 25 gennaio 2026 (catalogo in inglese, arabo e francese). Prima esposizione in Europa dedicata interamente a questo periodo di straordinario splendore per il Vicino Oriente, la rassegna ripercorre, attraverso circa 250 opere provenienti da collezioni internazionali, la storia della dinastia mamelucca: schiavi-soldati divenuti signori dell’Egitto e della regione siriana per oltre due secoli e mezzo. 

L’esposizione mette in luce la diversità sociale, la ricchezza culturale e artistica di questo sultanato, nonché la sua importanza strategica nel commercio mondiale dell’epoca. Controllando il Mar Rosso, i Mamelucchi si imposero come intermediari indispensabili del traffico di spezie tra Oceano Indiano e Mediterraneo. Situato all’incrocio tra Asia, Africa ed Europa, sovrano delle città sante della Mecca e di Gerusalemme e centro di sapere e insegnamento che attirava maestri e studenti da tutto il mondo islamico, il sultanato mamelucco era attraversato da rotte commerciali, culturali e spirituali e costituì un crocevia di influenze artistiche diverse che alimentarono un artigianato di lusso ingegnoso e fiorente. Le sete e le ceramiche mongole, i celadon e le porcellane cinesi, così come i tessuti indiani, furono una feconda fonte di ispirazione per gli artigiani egiziani e siriani. 

All’interno di questa trama di scambi, la mostra pone in rilievo i rapporti duraturi intrattenuti con l’Europa, e in particolare con le città mercantili italiane: Genova, Venezia e Firenze. Esse furono partner imprescindibili per il sultanato, sia per l’approvvigionamento degli schiavi militari, favorito dal controllo genovese e veneziano sui porti del Mar Nero, sia per il commercio di spezie, zucchero e tessili. I mercanti italiani erano presenti nei principali centri mamelucchi (Damasco, Beirut, Alessandria e Il Cairo) dove risiedevano nei fondachi e disponevano di consoli. 

Oltre alle merci, trasportavano in Europa oggetti di lusso prodotti nel Vicino Oriente e molto ricercati dalle élite: metalli cesellati e intarsiati, vetri smaltati e dorati, ceramiche dipinte, sete e tappeti, come hanno messo in luce le ricerche archivistiche di Marco Spallanzani. Tra gli esempi in mostra figurano oggetti tuttora conservati in collezioni italiane: metalli intarsiati e una scatola in avorio traforato della Galleria Regionale della Sicilia - Palazzo Abatellis; una piccola coppa decorata e un’ascia medicea del Museo del Bargello di Firenze; un eccezionale rotolo di pellegrinaggio illustrato, realizzato da un pellegrino ebreo egiziano e conservato presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze

Ma la mostra presenta anche oggetti un tempo in collezioni italiane e oggi conservati in altre istituzioni: due albarelli in ceramica a decorazione sinizzante blu e bianca con lo stemma della città di Firenze (Parigi, Musée des Arts décoratifs, e Louvre Abu Dhabi), che testimoniano una committenza fiorentina a un atelier damasceno, il celebre calice in vetro smaltato e dorato con decorazione di cavalieri, scoperto alla fine del XIX secolo sotto l’altare della Chiesa di Santa Margherita a Orvieto (Louvre), e alcuni candelieri in metallo intarsiato con stemmi occidentali (Parigi, Musée des Arts décoratifs), tipici oggetti facilmente trasportabili realizzati appositamente per il mercato europeo tra XIV e XV secolo. 

Intensi furono anche gli scambi diplomatici: alcune lettere della cancelleria mamelucca si conservano negli archivi di Venezia e Firenze. In mostra la lettera del sultano Qaytbay indirizzata nel 1473 al doge Nicolò Tron, insieme all’inventario post mortem (1455) del console veneziano a Damasco Marino Molin (entrambe all’Archivio di Stato di Venezia). All’inizio del XVI secolo i pittori veneziani si dilettano a rappresentare emiri, notabili civili e persino donne mamelucche, ispirandosi a schizzi realizzati dal vivo a Damasco o in altri luoghi, come nel dipinto «La ricezione di un’ambasceria veneziana da parte del governatore di Damasco» (1511, Musée du Louvre) e nelle grandi tele del ciclo di San Marco realizzate da Giovanni Mansueti e dai Bellini per la Scuola Grande di San Marco, oggi conservate all’Accademia e alla Pinacoteca di Brera. Tra i beni importati dai mercanti europei o ricevuti come doni diplomatici, figurano splendidi tappeti in lana annodata, caratterizzati da colori e motivi geometrici molto particolari, probabilmente prodotti al Cairo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. Conosciuti unicamente attraverso gli esemplari conservati in Europa, perlopiù in Italia, in alcuni casi raggiungono dimensioni straordinarie. In mostra quello a tre medaglioni recentemente acquisito dal Louvre Abu Dhabi, un tempo nella collezione di Stefano Bardini (poi Pisa e Cini). Questi tappeti illustrano in modo emblematico l’ampiezza delle relazioni commerciali, diplomatiche, culturali e artistiche tra Italia e Mamelucchi, che meriterebbero senza dubbio di essere approfondite in una mostra dedicata.

Carine Juvin, curatrice della mostra, è responsabile della collezione del Vicino Oriente medievale, Dipartimento Arti Islamiche, Musée du Louvre

Carine Juvin, 20 settembre 2025 | © Riproduzione riservata

Il sultanato mamelucco crocevia tra Mediterraneo ed Europa | Carine Juvin

Il sultanato mamelucco crocevia tra Mediterraneo ed Europa | Carine Juvin