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Il re dei porti franchi tra capolavori e amici permalosi

Luana De Micco

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Parigi. È una storia che parla di arte e di tradimento. Un giorno di fine 2014, il miliardario russo Dmitri Rybolovlev, residente a Monaco dal 2011, scopre che lo splendido «Nu couché au coussin bleu» di Modigliani acquistato per lui nel 2012 presso un finanziere di Wall Street dal suo «uomo di fiducia», Yves Bouvier, per 118 milioni di dollari, ne era costato in realtà 93. Per l’oligarca russo, che oltre ad amare il calcio (ha acquisito il club del Principato) è anche un grande appassionato d’arte, è come ricevere una pugnalata alle spalle. Il suo amico, l’uomo d’affari svizzero, patron della società Natural Le Coultre, si è intascato 25 milioni di dollari alle sue spalle. E chissà quanti altri soldi ancora. In dieci anni Bouvier si è infatti occupato per Rybolovlev dell’acquisto di ben 37 tele di grandi maestri, per un totale vicino ai 2 miliardi di franchi svizzeri (1,95 miliardi di euro). Il 25 febbraio scorso, Bouvier, che non sospetta nulla, si reca ad un appuntamento con Rybolovlev. Ma la polizia monegasca lo aspetta e lo ammanetta. Al termine di 72 ore di fermo, viene formalmente indagato per truffa e complicità in riciclaggio (cfr. articolo qui sopra).
Nato nel 1963 a Ginevra, Yves Bouvier ha «la dizione lenta e la tipica attitudine degli svizzeri: beve camomilla e indossa camicie semplici e abiti grigi», scrive il quotidiano «Le Monde», che sul caso ha pubblicato una lunga inchiesta (12-13 aprile). La Natural Le Coultre è la società di trasporti di famiglia, che Bouvier eredita dal padre e di cui riprende la gestione nel 1997. Fiutando l’affare, si specializza nella logistica e nell’immagazzinamento di opere d’arte. Nel Porto franco di Ginevra gestisce depositi per una superficie superiore ai 20mila metri quadrati dove sono riunite circa 1 milione di opere d’arte. «Il Porto franco è stato la chiave del suo successo, scrive «Le Monde». Si tratta di depositi iperblindati dove sono conservati beni di valore, esenti da tasse e diritti di dogana, per tutta la durata del loro deposito. L’operazione è perfettamente legale. Il cantone di Ginevra possiede l’87% delle azioni dei Porti franchi, ma la sua opacità comincia a preoccupare le autorità».
Bouvier esporta la sua idea e apre altri due Porti franchi, a Singapore, «un paradiso fiscale dove risiede dal 2008», e in Lussemburgo. Progetta di estendersi a Shanghai e a Pechino. Tramite la società ArtCultureStudio si lancia anche nell’organizzazione di mostre e fiere di antiquariato. Conosce Dmitri Rybolovlev a Ginevra nel 2003. A farli incontrare è un’amica ventennale della famiglia Rybolovlev, Tania Rappo, svizzera residente a Monaco, a sua volta consulente d’arte e collaboratrice di Bouvier (anche lei arrestata e indagata per truffa). Rybolovlev è molto ricco (nella classifica dei miliardari stilati da Forbes è al 156mo posto) e intende costituire una collezione d’arte. Sceglie allora Yves Bouvier perché gli faccia da consigliere e mediatore. Tramite il suo amico svizzero, che non acquista mai all’asta, ma solo in vendite private, Rybolovlev acquisisce un po’ alla volta diversi capolavori, tra cui il «Salvator Mundi», di recente attribuito a Leonardo (cfr. n. 341, apr. ’14, p. 47), e «Les noces de Pierrette» di Picasso, ma anche una scultura di Rodin, tele di Rothko, Cézanne, Gauguin. Il sistema funziona e va avanti fino a che il miliardario non scopre l’inganno.
Starà ora ai giudici fare chiarezza sul ruolo reale assunto da Bouvier durante queste transazioni. Le posizioni delle due parti naturalmente discordano. Per i legali di Rybolovlev lo svizzero agiva da «consigliere e intermediario» e per questo riceveva il 2% di ogni transazione. Per i legali di Bouvier, il loro cliente era un «venditore» a tutti gli effetti ed era normale che prendesse un margine sulle vendite. Al di là del contenzioso tra i due, per la stampa svizzera questa vicenda è un «sisma» che scuote tutto il mondo dell’arte. L’inchiesta porta a galla la fitta rete di relazioni, non sempre trasparenti, che le società di Bouvier hanno tessuto negli anni. L’uomo d’affari è partner della galleria parigina Gradiva che, a un solo anno dalla sua apertura, nel 2014, è stata accettata alla prestigiosa Biennale dell’antiquariato di Parigi e alla fiera di Maastricht. È anche associato alla Pinacothèque di Parigi per l’apertura di un museo a Singapore e possiede numerose società negli Stati Uniti e a Hong Kong, nonché in diversi paradisi fiscali.
È anche coinvolto nel progetto del polo artistico R4 che dovrà aprire nel 2018 sull’isola Seguin, a Boulogne-Billancourt, alle porte di Parigi. Un progetto da 150 milioni di euro affidato all’architetto Jean Nouvel.



Luana De Micco, 27 aprile 2015 | © Riproduzione riservata

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