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Roberta Bosco
Leggi i suoi articoliBarcellona. «Il punk non è morto e questa non è una mostra sul punk». Lo afferma David G. Torres, curatore della mostra «Punk. Sus rastros en el arte contemporáneo» («Punk. Le sue tracce nell’arte contemporanea»), che si può visitare nel Museu d’Art Contemporani de Barcelona (Macba) da domani fino al 25 settembre.
Estranea a qualsiasi concessione nostalgica o celebrativa, nonostante coincida con il quarantesimo anniversario dell’esplosione del punk a Londra e New York, la mostra riconosce l’importanza del fenomeno, non solo nell’ambito musicale, ma in molteplici discipline dalla moda al cinema e come indica il titolo, ricerca le sue tracce nell’arte plastica e visiva. Il risultato è una mostra di grandi opere, ma anche di ambienti e di attitudini che si materializzano nei contributi di oltre 60 artisti di diverse generazioni. «Anticonformisti, ma allineati, discriminati, ma acclamati, i punk rappresentano un modo di vedere il mondo nichilista e cinico che, pur dando molta importanza all’estetica, non si ferma alla superficie e affronta temi politici e sociali, come la diversità sessuale, la paura del terrorismo e della crisi economica e l’anelito all'anarchia», spiega Torres.
A partire dal libro Tracce di rossetto. Una storia segreta del XX secolo (pubblicato in Italia da Odoya) in cui il giornalista e critico musicale Greil Marcus individua il germe della rabbia, dell’insofferenza e dello scetticismo dei punk nei movimenti radicali precedenti come il Cabaret Voltaire, il Dadaismo o l'Internazionale situazionista, il curatore guarda avanti, cercandolo nella creazione contemporanea. La conferma si trova nel gigantesco, luminoso «NO? FUTURE!» di Jordi Colomer che accoglie il visitatore nell’atrio dell’edificio di Richard Meier, che ha dovuto aggiungere numerose pareti per accogliere le circa cento opere selezionate e gli svariati materiali documentari.
La selezione va dai precursori come Chris Burden e Valie Export, passando per gli interpreti principali Dan Graham con «Rock my religion», Martin Kippenberg, Raymond Pettibon, Mike Kelley e Paul McCarthy, fino agli epigoni con una splendida Tracey Emin con il sesso sepolto sotto monete e banconote, il tappeto di bossoli raccolti in Guatemala dal collettivo Detext e il ponte traballante circondato da vetri rotti di Tere Recarens che bisogna percorrere correndo.
La mostra, che in autunno farà tappa nel Museo del Chopo di Città del Messico, espone diversi artisti di quel Paese, tra cui Luis Felipe Ortega con il video di una performance che condensa tutta l’angoscia vitale distillata dal punk. Due gli italiani in mostra: Chiara Fumai (Roma, 1978) con un’installazione sulla scrittrice femminista radicale statunitense Valerie Solanas e Federico Solmi (Bologna, 1973) con la trilogia «Chinese democracy», un sarcastico video di animazione sulla natura autodistruttiva dell’umanità.
Una banda di automi realizzati negli anni Ottanta con pezzi di scarto e restaurati per la mostra da Marcel.lí Antúnez, uno dei fondatori de La Fura dels Baus, congeda il visitatore con la sua cacofonia metallica assordante. Una vera esperienza punk!
#rastresPUNK

Chiara Fumai reads Valerie Solanas, 2012-2013, Installazione, vincitrice del Premio Furla 2013. Courtesy l'artista, A Palazzo Gallery e Waterside Contemporary

Tres, Estoy muerto, #06 Nueva York, 2006 #11 Berlin, 2007

Jordi Colomer, NoFuture, 2006 video e automobile con insegna luminosa. Video: 9 min 43 s Courtesy l'artista

Natascha Stellmach, Nazi Girl, 2007, fotografia e bambola, 60 x 44cm fotografia Courtesy l'artista e Galerie Wagner+Partner, Berlín

Hans-Peter Feldmann 5 Pound Bill with Red Nose, 2012, 7,5 x 14 cm Courtesy ProjecteSD, Barcelona

Brice Dellsperger, Body double 16, 2003, Video 6 min 11 s Courtesy l'artista e Air de Paris, Parigi

Jimmie Durham, Self-portrait with black eye and bruises, 2006 Fotografia 144,5 x 104,5 cm Courtesy Colección Fundación ARCO – IFEMA Archivo fotográfico CGAC ©Mark Ritchie

Tracey Emin, I’ve Got It All, 2000, Fotografia 124 x 109 cm Courtesy l'artista
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